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Stagioni della nostra terra, e stagioni della nostra vita
Stagioni della nostra terra, e stagioni della nostra vita
Le iniziative che, camminando con noi stessi, ci fanno riscoprire il passato e scoprire il presente e immaginare il futuro
Cari e gentili lettori de 'La tramontana',
quel vento, che da nord (e tramontana ne è il nome che conosciano qui nella nostra Regione), come altri venti da altre direzioni, dovrebbe (e dovrebbero) riportarci ad apprezzare le stagioni della nostra terra, così come le stagioni della nostra vita, è tale che mi sollecita ad invitarvi a questa nuova iniziativa che si terrà nell'areale della Comunanza di Cammoro ed Orsano, di cui vi allego il programma.
Prendo spunto per tale invito dalle numerose iniziative, ed intendo quelle significative e realmente vissute e vivibili, che da tempo percorrono e camminano i nostri territori, e da ultimo il bellissimo concerto dei Sonidumbra a Sangemini di pochi giorni fa, e poi l'iniziativa 'La via del saltarello' che si sta tenendo in queste settimane all'interno del suggestivo percorso di 'Umbria Tradizioni in Cammino', alle iniziative che, camminando con noi stessi, ci hanno fatto e ci fanno riscoprire il passato e scoprire il presente e immaginare il futuro del nostro patrimonio paesaggistico, culturale, e storico (e penso ad 'Attravers...Arna', a 'Sentietri Aperti', allo 'Scopriteci tutto l'anno' della Comunità Montana del Trasimeno, e altro ancora), sino al concerto conclusivo di mercoledì 28 luglio, alla Basilica di Plestia al piano del Casone a Colfiorito con i Cantori del miserere di Colfiorito e con il gruppo di Annifo, per non dimenticare lo spettacolo di domenica 1° agosto, alle ore 21 a Pretola di Perugia, con un ricordo cantato e raccontato per Roberto Alunno e per la sua vecchia Brigata Pretolana (ormai solo nei nostri ricordi, sia pur recenti) con una, speriamo, 'Nuova Brigata Pretolana'. E mi piace allora concludere con questa bella poesia, ancora di Vincenzo Cardarelli, che bene supporta questo fervore, questo desiderio, questo modo di vivere e rivivere in modo intenso e partecipato le stagioni della nostra vita, della nostra esistenza, della nostra terra, di questo nostro modo, sperando di riuscire a comunicarvi quanto volevo dirvi e trasmettervi:
SALUTO DI STAGIONE
Benvenuta estate. Alla tua decisa maturità m'affido. Mi poserò ai tuoi soli, ricambierò alla terra in tanto sudore caldo delle mie adempiute nutrizioni i suoi veleni vitali. Lascio la primavera dietro di me come un amore insano d'adolescente. Lascio i languori e le ottusità, i sonni impossibili, le faticose inerzie animali, il tempo neutro e vuoto in cui l'uomo è stagione. Io che non spunto a febbraio coi mandorli, non mi compiaccio all'arido sapore di sasso che acuisce il gusto dolce dell'acqua dei rivi, alle gocciole chete di nuvola randagia che vanno in punta di piedi in compagnia dei pensieri, non colgo il biancospino; che amo i tempi fermi e le superfici chiare, e ad ogni transizione di meriggio, rotta l'astrale identità del mattino, avverto gli spazi irrritarsi, e sento il limite e il male che incrinano ogni cambio d'ora, saluto nel sol d'estate la forza dei giorni più eguali. Ai punti estremi, alle stagioni violente, come sotto il frantoio dei pericoli dove ogni inquietudine si schianta prendo le sole decisioni buone, la mia fuggiasca fecondità ritrovo.