IN FONDO A UN CASSONETTO
Se
si guardasse la mattina nel fondo di un cassonetto, quando abbiamo in
mano le buste dei nostri rifiuti domestici, si potrebbe, volendo,
capire non solo il modo di consumare di una città, il suo stile di
vita, i mutamenti sociali, il trend economico, ma anche qualcosa di
più, e cioè la sua identità e il senso civico. Nelle grandi città
i contenitori strapieni rappresentano l'ultima risorsa degli ultimi
che cercano ciò che altri abbandonano. Gli ultimi, che non sono
soltanto barboni ma sempre più spesso semplici pensionati, sono i
primi operatori di quell'arte moderna che è il riciclaggio, la
figlia sempre più naturale e necessaria del nostro consumismo.
Naturalmente,
la mattina, non si guarda nei cassonetti, non è piacevole e,
soprattutto, non sta bene farlo. Sarebbe, facendolo, come guardare in
casa d'altri, scoprire i tanti segreti dei nostri vicini di casa.
Riciclare, poi, è un'arte difficile che non appartiene al nostro
stile di vita. Troppo tempo sprecato, troppe buste e troppi
contenitori dai colori indecifrabili. C'è chi butta la lattina di
birra nel contenitore dei rifiuti organici e chi i suoi giornali
vecchi nel cassonetto della spazzatura indifferenziata. E' così che
la fatica di molti viene umiliata da chi ha poco tempo da perdere.
Bisognerebbe parlare più spesso con gli operatori ecologici della
Gesenu, la società che raccoglie i rifiuti a Perugia, che conoscono
la città come le loro tasche, ma anche loro vanno di fretta e
scappano con i segreti dei vicoli e delle piazze, delle tante scale
e degli angoli delle vie. Corrono con il gracchiare dei mezzi
meccanici e delle loro voci sopra le righe, alle prime luci
dell'alba. Micidiali per chi ha il sonno leggero.
Adesso
però la Gesenu ci cambia la vita togliendoci il posto della nostra
trasgressione quotidiana. I cassonetti. Troppo scarsa la virtù degli
abitanti, modesta la quota dei rifiuti che possono scampare al
destino finale delle discariche ormai strapiene. Dovremo fare i conti
davvero con i nostri rifiuti, guardarli e capire a quale tribù
appartengono, dare loro un'identità, separarli in tanti sacchetti
colorati e poi, alla fine, depositarli la sera, prima delle dieci,
davanti al nostro portone d'ingresso. Si tratta di una grande svolta
civile, di una piccola rivoluzione nel nostro modo di vivere che ci
può avvicinare alle nazioni europee più virtuose. Dunque, raccolta
differenziata porta a porta con intervento della Gesenu dalle 22 alle
4. Si capisce che non c'è altro modo di fare, se non si vuol seguire
l'esempio di molte città tedesche dove gli operatori suonano il
campanello di casa per la consegna del materiale. Sistema più sicuro
ma più costoso e di difficile attuazione dalle nostre parti. Qualche
problema, comunque, si dovrà affrontare anche a Perugia, soprattutto
nel centro storico dove vivono molti residenti, diciamo, provvisori.
Un problema è quello di salvare poi i sacchetti dagli animali e,
qualche volta, dai nostri simili. In Italia, come tutti sanno, il
calcio è lo sport nazionale. Staremo a vedere. La Gesenu raccoglie
poi un solo sacchetto per notte, tre volte la settimana per
l'organico, una sola volta per tutto il resto. Sperare che il
materiale indifferenziato possa restare nelle case per una settimana
è, francamente, pura utopia, sia per il volume, sia per ragioni
igieniche. Quel che è certo è che la Gesenu potrà mettere in campo
meno mezzi, risparmiando. L'ecologia è una bella cosa ma il
portafoglio dei soci sembra essere, in tutta questa operazione, la
preoccupazione principale.
La
raccolta differenziata è un'esigenza primaria, così come il
riciclaggio dei materiali. Tutto vero. Però una grande operazione di
innovazione come quella che si sta mettendo in campo per i prossimi
quattro anni non può non avere come obiettivo primario quello di
costruire un circolo virtuoso dove, alla fine, i costi diminuiscono
così come le tariffe. Se così non sarà, come pare, avremo perso
un'occasione unica per far dimenticare le tante provinciali cose
all'italiana che si fanno in questa città. Riciclare significa
conferire molto materiale in meno in discarica, produrre e vendere,
se è di qualità, compost per l'agricoltura, e così la carta e gli
altri materiali per il recupero. Con i loro quattro sacchetti di
diverso colore i cittadini dovrebbero sentirsi protagonisti di una
grande idea di risparmio, alla costruzione di un virtuoso processo
economico dove l'idea ecologica si sposa con quella dello sviluppo e
delle opportunità gratificanti. La Gesenu invece chiede più soldi
ai cittadini. Il discorso è molto semplice e altrettanto
sconfortante. Per avviare il processo di raccolta differenziata la
società, che è in parte del Comune in parte privata, deve fare
degli investimenti. Questi investimenti li dovranno pagare i
cittadini. Così non è davvero difficile fare impresa e stare, come
si dice, sul mercato. E' come se un'azienda, per fare innovazione,
chiedesse in anticipo ai propri clienti di pagare le spese. Questa è
la logica delle tante società cosiddette partecipate ( dal Comune)
che operano all'interno di un sistema protetto e senza concorrenza e
che poi coltivano i loro interessi con la logica dei privati così
che i cittadini non capiscono mai se devono mettere le mani nelle
loro tasche per una tassa o per una tariffa, contribuire alla
fiscalità generale o pagare semplicemente per un servizio. Ormai, se
ci si guarda attorno, non si vedono più vizi privati e pubbliche
virtù, ma solo vizi. Pubblici e privati. La virtù, che non costa
nulla, la lasciano ai cittadini che in tutte queste storie pagano
sempre e non guadagnano mai. Gli esempi non mancano davvero e non si
fermano, purtroppo, alla Gesenu.
Renzo Massarelli
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