14/08/2024
direttore Renzo Zuccherini

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IN FONDO A UN CASSONETTO

Se si guardasse la mattina nel fondo di un cassonetto, quando abbiamo in mano le buste dei nostri rifiuti domestici, si potrebbe, volendo, capire non solo il modo di consumare di una città, il suo stile di vita, i mutamenti sociali, il trend economico, ma anche qualcosa di più, e cioè la sua identità e il senso civico. Nelle grandi città i contenitori strapieni rappresentano l'ultima risorsa degli ultimi che cercano ciò che altri abbandonano. Gli ultimi, che non sono soltanto barboni ma sempre più spesso semplici pensionati, sono i primi operatori di quell'arte moderna che è il riciclaggio, la figlia sempre più naturale e necessaria del nostro consumismo.

Naturalmente, la mattina, non si guarda nei cassonetti, non è piacevole e, soprattutto, non sta bene farlo. Sarebbe, facendolo, come guardare in casa d'altri, scoprire i tanti segreti dei nostri vicini di casa. Riciclare, poi, è un'arte difficile che non appartiene al nostro stile di vita. Troppo tempo sprecato, troppe buste e troppi contenitori dai colori indecifrabili. C'è chi butta la lattina di birra nel contenitore dei rifiuti organici e chi i suoi giornali vecchi nel cassonetto della spazzatura indifferenziata. E' così che la fatica di molti viene umiliata da chi ha poco tempo da perdere. Bisognerebbe parlare più spesso con gli operatori ecologici della Gesenu, la società che raccoglie i rifiuti a Perugia, che conoscono la città come le loro tasche, ma anche loro vanno di fretta e scappano con i segreti dei vicoli e delle piazze, delle tante scale e degli angoli delle vie. Corrono con il gracchiare dei mezzi meccanici e delle loro voci sopra le righe, alle prime luci dell'alba. Micidiali per chi ha il sonno leggero.

Adesso però la Gesenu ci cambia la vita togliendoci il posto della nostra trasgressione quotidiana. I cassonetti. Troppo scarsa la virtù degli abitanti, modesta la quota dei rifiuti che possono scampare al destino finale delle discariche ormai strapiene. Dovremo fare i conti davvero con i nostri rifiuti, guardarli e capire a quale tribù appartengono, dare loro un'identità, separarli in tanti sacchetti colorati e poi, alla fine, depositarli la sera, prima delle dieci, davanti al nostro portone d'ingresso. Si tratta di una grande svolta civile, di una piccola rivoluzione nel nostro modo di vivere che ci può avvicinare alle nazioni europee più virtuose. Dunque, raccolta differenziata porta a porta con intervento della Gesenu dalle 22 alle 4. Si capisce che non c'è altro modo di fare, se non si vuol seguire l'esempio di molte città tedesche dove gli operatori suonano il campanello di casa per la consegna del materiale. Sistema più sicuro ma più costoso e di difficile attuazione dalle nostre parti. Qualche problema, comunque, si dovrà affrontare anche a Perugia, soprattutto nel centro storico dove vivono molti residenti, diciamo, provvisori. Un problema è quello di salvare poi i sacchetti dagli animali e, qualche volta, dai nostri simili. In Italia, come tutti sanno, il calcio è lo sport nazionale. Staremo a vedere. La Gesenu raccoglie poi un solo sacchetto per notte, tre volte la settimana per l'organico, una sola volta per tutto il resto. Sperare che il materiale indifferenziato possa restare nelle case per una settimana è, francamente, pura utopia, sia per il volume, sia per ragioni igieniche. Quel che è certo è che la Gesenu potrà mettere in campo meno mezzi, risparmiando. L'ecologia è una bella cosa ma il portafoglio dei soci sembra essere, in tutta questa operazione, la preoccupazione principale.

La raccolta differenziata è un'esigenza primaria, così come il riciclaggio dei materiali. Tutto vero. Però una grande operazione di innovazione come quella che si sta mettendo in campo per i prossimi quattro anni non può non avere come obiettivo primario quello di costruire un circolo virtuoso dove, alla fine, i costi diminuiscono così come le tariffe. Se così non sarà, come pare, avremo perso un'occasione unica per far dimenticare le tante provinciali cose all'italiana che si fanno in questa città. Riciclare significa conferire molto materiale in meno in discarica, produrre e vendere, se è di qualità, compost per l'agricoltura, e così la carta e gli altri materiali per il recupero. Con i loro quattro sacchetti di diverso colore i cittadini dovrebbero sentirsi protagonisti di una grande idea di risparmio, alla costruzione di un virtuoso processo economico dove l'idea ecologica si sposa con quella dello sviluppo e delle opportunità gratificanti. La Gesenu invece chiede più soldi ai cittadini. Il discorso è molto semplice e altrettanto sconfortante. Per avviare il processo di raccolta differenziata la società, che è in parte del Comune in parte privata, deve fare degli investimenti. Questi investimenti li dovranno pagare i cittadini. Così non è davvero difficile fare impresa e stare, come si dice, sul mercato. E' come se un'azienda, per fare innovazione, chiedesse in anticipo ai propri clienti di pagare le spese. Questa è la logica delle tante società cosiddette partecipate ( dal Comune) che operano all'interno di un sistema protetto e senza concorrenza e che poi coltivano i loro interessi con la logica dei privati così che i cittadini non capiscono mai se devono mettere le mani nelle loro tasche per una tassa o per una tariffa, contribuire alla fiscalità generale o pagare semplicemente per un servizio. Ormai, se ci si guarda attorno, non si vedono più vizi privati e pubbliche virtù, ma solo vizi. Pubblici e privati. La virtù, che non costa nulla, la lasciano ai cittadini che in tutte queste storie pagano sempre e non guadagnano mai. Gli esempi non mancano davvero e non si fermano, purtroppo, alla Gesenu.



Renzo Massarelli

Inserito martedì 13 luglio 2010


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