Sentieri aperti con un racconto
domenica 18 luglio Fratticiola Selvatica
“Camminando
nel verde fra i racconti della Fratticiola”
Sulle
tracce delle storie e delle leggende dei luoghi
Ritrovo
presso gli spazi della “‘Sagra dello Spaghetto dei Carbonai”.
Partenza
ore 9.15 – Arrivo previsto per le 12,15
Per
il quarto anno consecutivo, l'Associazione “Ecomuseo del Fiume e
della Torre”, in collaborazione con la PRO LOCO di Fratticiola
Selvatica, nell'ambito della “Sagra dello spaghetto dei carbonai”,
promuove una camminata nel verde, aperto a tutti, sulle tracce
delle storie e delle leggende dei luoghi. L’itinerario avrà un
tempo di percorrenza di circa 3 ore.
La
camminata vuol favorire la conoscenza del Patrimonio Culturale e
Naturale del territorio, nell’ambito delle iniziative tese a
promuovere l’Ecomuseo del Tevere.
Al
termine, verrà offerto a tutti i partecipanti, il piatto tipico
della festa (spaghetti alla carbonara).
Difficoltà
dell’itinerario: medie.
Ai
partecipanti è richiesto un contributo di €uro 2, per coperture
personali.
Per informazioni:
Graziano Vinti 349 4642484
Daniele Crotti 075 602372
Per approfondimenti :
www.cittadeltevere.it
Si
prega la massima puntualità e si raccomanda di attrezzarsi da
trekking, con scarponcini, una bottiglia d’acqua, integratori, un
cappellino, uno zainetto e quanto serve all’esigenze dei singoli.
La leggenda di
Tortadolce
Tortadolce è un bambino di 10 anni.
Vive con i genitori
(sembra adottivi) alla Barcaccia. Ogni giorno deve salire al Sambuco per
portare
il gregge di pecore a pascolare. E’ un bambino fragile, con una
responsabilità
spropositata all’età che ha. Siamo agli inizi degli anni venti (o forse
trenta,
difficile capirlo con certezza: i ricordi a volte sfumano), in ogni caso
siamo
nel secolo passato. E’ faticoso il suo lavoro. Deve prestare molta
attenzione.
Non tanto che possa scomparire qualche animale del suo piccolo gregge,
quanto
che il gregge medesimo non sconfini e vada a pascolare sui terreni dei
vicini e
possa così far danno. E poi i padroni dei poderi confinanti sono severi,
duri,
anche cattivi a detta dei più. La paura che assale Tortadolce (un
soprannome,
evidentemente; ma non sappiamo perché, né sappiamo il vero nome) è
sempre più
intensa. Un giorno, chissà cosa successe, il bambino perde la testa e
sopra un
piccolo laghetto dove le donne usavano salire a lavare i panni pone fine
alle
sue tribolazioni impiccandosi ad un albero.
Da quel momento le pecore, rimaste
sole, cominciarono a
piangerlo belando tristemente. E da allora, ogni sera, per decenni e
decenni,
all’Ave Maria, dopo il tramonto, in tanti affermano che nelle vallate
sopra e
attorno al Sambuco si sentisse lo struggente belare non più di una o più
pecore,
ma dell’anima di Tortadolce che non trovava mai pace, dopo quanto
successo.
Chi mi ha raccontato la storia, una
donna, bambina come
Tortadolce trent’anni dopo, lo sentì anche lei, una sera, il lamento, un
belare
senza pecore, mentre aiutava la propria mamma a lavare i panni poco sotto dove il bambino perse la
vita. Lo rammenta come un belare al contempo armonioso e straziante,
lento e
continuo, che ancora adesso le dà i brividi e la commuove.
Ora di Tortadolce e dei suoi lamenti
non se ne ha più
sentore. Soltanto la memoria in quanti abitarono quei luoghi a cavallo
dell’ultima guerra, tra gli anni trenta e quaranta dapprima e negli anni
cinquanta e sessanta successivamente; poi le campagne si spopolarono e
cambiarono la loro storia.
Daniele Crotti
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