17/09/2024
direttore Renzo Zuccherini

Home >> Contributo al dibattito sulla vivibilità del centro storico

Contributo al dibattito sulla vivibilità del centro storico
Vi trasmetto l'intervento che avrei voluto fare al Consiglio grande e che anche io non ho potuto fare per mancanza di tempo. E' stato così mandato al Presidente del Consiglio comunale, così come indicato.

La vivibilità del centro storico dipende da molti fattori. Cercherò di fare cenno ad alcuni di essi.

Droga : non so se e quando finirà l’ eterna caccia allo spacciatore alla quale da anni assistiamo. Una cosa è certa. Essa finirà solo quando finirà la domanda . Quando qualcuno davanti all’offerta saprà dire no. Credo che su questo noi dovremmo lavorare di più, sia all’interno della società e delle istituzioni, sia a livello normativo. Personalmente non sono mai stata un’ antiproibizionista accanita. Non so come e se funzionano i Sert e non so come e se funzionano le comunità terapeutiche , ma penso che siamo arrivati ad un punto in cui varrebbe la pena con gli occhi di oggi ( se non vogliamo chiamarlo con il senno del poi) rivedere l’intera normativa, magari in modo graduale. Non capisco perché per entrare in una comunità ad esempio sia necessario il consenso dell’interessato . So che sto affrontando argomenti particolarmente delicati che hanno alle spalle decenni di studio e riflessioni di numerosi esperti , con esiti spesso discordanti . Il motivo delle mie preoccupazioni e perplessità quotidiane sta in questo: devo considerare per forza “spacciato” , cioè dipendente a vita dalla droga nella migliore delle ipotesi , un ragazzino di 15 anni ? Veramente per lui non può esistere speranza ? Perché così ti rispondono impotenti le forze dell’ordine quando le chiami .

Credo che sarebbe utile aggiornare il confronto ( che forse già è in atto e io non lo so) tra gli operatori delle comunità e quelli dei Sert , e poi informare la popolazione, visto che il problema non è più solo personale ma sociale. Si parla sempre più di spacciatori e sempre meno di come curare una persona tossicodipendente.

Si apre così ancora un altro problema, quello di come il cittadino comune percepisce la presenza di spacciatori e di drogati nella propria città o nel proprio quartiere. Penso che andrebbe approfondito anche questo aspetto, in modo da poter dare ai cittadini adeguate informazioni e consigli di comportamento. Portiamo cioè il problema della droga con tutti i suoi riscontri all’interno dei quartieri e dei giardini, oltre che all’interno delle scuole.

Ma vivibilità di una città vuol dire naturalmente anche altro.

Lo Zingarelli definisce la parola “quartiere” (cioè parte di un tutto, quarta parte)

come un “nucleo più o meno funzionalmente autonomo all’interno di un agglomerato urbano”.

Nel centro storico di Perugia i quartieri non hanno più questa autonomia funzionale . Per tutto, (tranne qualche rara eccezione) sono dipendenti dall’esterno, e cioè dalla macchina .

Nasce così la necessità di creare sempre più parcheggi , da posizionare spesso nei posti più strani, contribuendo con la loro costruzione alla distruzione del centro storico.

Si è pensato ad un certo punto di sostituire ai quartieri un “quartier generale” , luogo dove concentrare le funzioni che mancano ai quartieri più uffici, banche e attrazioni varie.

Ma anche questo non ha funzionato e l’impoverimento dei quartieri del piccolo centro di Perugia è aumentato. Possiamo girare intorno al problema per altri dieci anni, ma tutti sappiamo che per far rivivere i quartieri è urgente tornare ai negozi di vicinato, altrimenti la gente va via.

Solo la loro presenza infatti ci potrebbe aiutare a fare un cambiamento di mentalità portandoci a riscoprire la comodità di avere un negozio a portata di mano piuttosto che un centro commerciale lontano.

Penso a proposito che il Comune dovrebbe contattare i proprietari degli esercizi commerciali vuoti, capirne le intenzioni , analizzare insieme le possibilità. Si parla tanto di “eccellenze”, ma i cittadini hanno bisogno di cose normali per fare una vita normale.

Solo due giorni fa per comprare una vernice sono dovuta andare a Ponte San Giovanni, e nel negozio ho trovato un signore di una certa età che abita in Via delle Cantine. Abbiamo fatto amicizia e ci siamo scambiati impressioni sul futuro della città. Mi ha detto: “A Perugia non c’è più niente. Io sono rimasto solo con mia moglie e non conosco più nessuno . I miei figli non vogliono venire ad abitare al centro perché è scomodo e non ci sono negozi”. Dopo esserci un po’ consolati a vicenda abbiamo concluso, sorridendo, che se quelli di Ponte San Giovanni vogliono fare un comune a parte noi glielo permettiamo, così forse il Comune di Perugia tornerà ad interessarsi dei negozi del centro, magari elaborando un piano commerciale.

Leggiamo sulle cronache locali che sono tutti largamente positivi i bilanci delle varie Coop, Conad, Pam, SuperConti ecc., anzi, alcuni possono addirittura permettersi di investire in altre regioni. Eppure, per Porta Eburnea ad esempio, non c’è stato niente da fare, nessuno di queste grandi reti di distribuzione , a detta del Comune, ha avuto il coraggio di aprire neppure un piccolo negozio di alimentari che venisse incontro alle più elementari esigenze di sopravvivenza dei residenti. Rischio d’azienda. Anche se in alcuni statuti, come quello della Coop, si parla ancora di funzione sociale e di rivitalizzazione dei centri storici, in effetti oggi le cooperative hanno assunto una mentalità aziendale, allontanandosi un po’ dai vecchi principi ispiratori .

E così tutta la zona dentro e intorno a Porta Eburnea , fino ad arrivare a Corso Cavour , ne è rimasta priva . Una serie infinita di immobili e negozi vuoti che sembra un cimitero.

Un anno fa, per convincere l’Ing. Naldini che non era il caso di fare un parcheggio nella zona Don Bosco, anche considerata la quantità di beni culturali presenti , l’impatto paesaggistico e la fragilità stessa del terreno, sono giunta al punto di proporre all’Ingegnere di stipulare con il Ministero una convenzione per creare all’interno delle mura del Carcere un piccolo parcheggio per i residenti in aggiunta a quelli esistenti (ammesso che ci sia tutto questo bisogno). Ma non c’è stato niente da fare.

Anche da questo punto di vista penso che il Comune potrebbe fare di più. Non si vive bene , in una città fatta tutta di salite, discese e scalette, andando a fare la spesa con la famosa sportola, e neppure con il famoso carrello.

Provare per credere, provare per capire. Provare per governare.

Non entro nel merito dei singoli quartieri del centro storico, spero che altre possibilità permettano di approfondire i problemi di ciascuna zona. Mi spiace di aver detto cose già dette mille volte, cose risapute , vecchie , ma purtroppo nuove perché mai risolte.

Credo che per capire le necessità di un quartiere bisognerebbe fare un censimento dei residenti, per capire quanti sono, di che età sono, quali servizi mancano.

Vorrei aggiungere solo una cosa in merito al degrado. Sono molti i motivi di degrado del centro. Prendiamo ad esempio quello delle scritte sui muri (alle quali di recente si sono aggiunte quelle sugli alberi, che tanto oggi non vengono più rispettati da nessuno perché nessuno insegna a rispettarli e nessuno li ama).

Penso a proposito che ogni proprietario dovrebbe imparare a pulire le mura della propria casa, come dice tra l’altro il Codice civile. E in effetti qualcuno ci prova, però dato che non sa farlo scappano spesso fuori delle pecionate incredibili.

Sarebbero allora necessarie, anche in questo caso, delle istruzioni per l’uso. Proposi all’ultimo Presidente di Circoscrizione che abbiamo avuto a Porta Eburnea di fare per i cittadini dei corsi di manutenzione del proprio quartiere. Che è anche una cosa divertente. Ma non fui ascoltata. Lo ripropongo pertanto all’assemblea di oggi. Vi ringrazio per l’attenzione.

 

 



Maria Pia Battista – Via Fiorenzo di Lorenzo n. 5 – Perugia




Maria Pia Battista

Inserito lunedì 5 luglio 2010


Redazione "La Tramontana"- e-mail info@latramontanaperugia.it
Sei la visitatrice / il visitatore n: 7215117