14/08/2024
direttore Renzo Zuccherini

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DECISIONISMO SENZA DECISIONI
          
                                  
Da quando la condizione del centro storico di Perugia è peggiorata, cioè da almeno quindici anni, non c'è sindaco che si neghi un Consiglio Grande sui problemi dell'illustre malato. Il rito è quello consueto e i risultati anche, cioè scarsi perché, se non lo fossero, a questo punto l'amministrazione di Palazzo dei Priori avrebbe tutti gli elementi di conoscenza per decidere di fare qualcosa.
L'assemblea della sala dei Notari ha certificato quello che tutti sanno già da tempo per ciò che riguarda l'orientamento dei cittadini, che è frammentato, spezzato dentro tanti rivoli ideologici e luoghi comuni. E' stato come un parlare tra sordi dove ognuno ha la propria ricetta e non vuol saperne di guardare quella altrui. E' la città dei mille conflitti, degli interessi che non si incontrano, delle pigrizie mentali e delle tante frustrazioni dopo così tanto tempo perso ad aspettare che qualcosa cambi davvero. Cosa può ricavare da un impasto così complicato l'amministrazione di questa città? quali idee e quali indicazioni? e poi davvero c'è interesse ad ascoltare i cittadini, non durante questi riti inutili, una volta tanto, ma nel corso del tempo, a costruire davvero forme di partecipazione, potere dal basso? difficile crederci. Nella sala dei Notari la città ha rappresentato se stessa, semplicemente, così come è oggi, con il silenzio dei suoi vicoli, l'autismo come malattia infantile della sua condizione sociale, il comune sentimento di appartenenza che s'è perso lungo le antiche scale, il senso civico che rimane prigioniero nelle mura domestiche e che si scioglie, come un valore inutile, quando si esce di casa, nelle piazze e nelle vie. Se la città non è più dei cittadini, i cittadini non hanno più nulla da dire.
Per questo il re è nudo e il potere locale senza alibi. Il nostro giovane sindaco decida cosa vuol fare da grande, dopo dieci anni vissuti da assessore sulle frontiere più calde del governo della città, quelle dei servizi sociali e dell'urbanistica. Ha studiato già abbastanza, è ora che mostri la sua scienza, ci illustri il suo modello di città, scelga, parli di alcuni valori che possiamo tutti condividere, cerchi di far tornare protagonista la grande tradizione perugina, la sua cultura, il senso per la democrazia diffusa e partecipata. E lasci perdere le lamentazioni inutili contro gli imprenditori egoisti, come se non li conoscesse e non avesse mai firmato in vita sua una concessione edilizia, e gli intellettuali che non rappresentano nessuno, come se dovessero rappresentare qualcuno, se non l'interesse e la curiosità di chi li ascolta. A lamentarsi così, a crearsi un nemico di comodo come alibi per le proprie difficoltà, sono più bravi i suoi avversari, i consiglieri che siedono alla sua destra in consiglio comunale e che dovrebbero rappresentare l'opposizione. I cittadini si aspettano altro. Parlare di "sepolcri imbiancati" o di soloni della retorica che "devono essere smascherati" non è da sindaco del nostro tempo ma roba da Terza Internazionale.
Saranno capaci i nostri amministratori di ripartire dalla sala dei Notari? no di sicuro. Sotto le antiche volte del Palazzo non potevano crescere grandi idee e neppure grandi speranze. Dovranno invece trovare strade diverse e cercare, se ne saranno capaci, di riaprire le loro persiane chiuse. Certo, nel nostro tempo presente, è più difficile tracciare sentieri nuovi nel vasto contado perugino. Ora non ci sono più neanche le circoscrizioni che non potevano contare su significativi finanziamenti ma erano pur sempre dodici come i santi apostoli, incapaci di far miracoli ma di rappresentare pur sempre un presidio significativo per interpretare i mille linguaggi della città diffusa. Grazie alle circoscrizioni si è formato un ceto politico in qualche modo legato al territorio e, perciò, molto utile per le fatiche di chi governa. Sono stati capaci di perdere anche questa risorsa dopo la riforma che imponeva una loro drastica riduzione. Crearne quattro o cinque? dietro questo kafkiano dilemma hanno bruciato la possibilità di costruire uno spicchio in più di democrazia e qualche occasione di rendita politica.
A chi guardare ancora? In città ci sono tante associazioni. Possono essere utili perché coltivano sensibilità che il linguaggio politico non riesce più a cogliere. Ma quali invitare a palazzo? tutte o solo quelle amiche? C'è il problema che questa amministrazione non sopporta molto il dissenso. Quante divisioni occorre schierare per poter dire che la partecipazione popolare è stata onorata? Chissà.
 In questo ultimo anno abbiamo sentito molti annunci, persino qualche ripensamento rispetto al passato, dai problemi della sicurezza notturna all'uso disinvolto del patrimonio edilizio minore del centro storico, compresi i bassi levantini, al cosiddetto marketing urbano, un'idea che ha raccolto l'adesione delle due università e di tutte le associazioni di categoria che sono, come tutti sanno, portatrici di interessi forti e legittimi. Dunque, si sceglie per il meglio e c'è chi pensa a noi. Possiamo stare tranquilli. Studiano, progettano, discutono, sia pure sulle nostre teste. Speriamo solo che non si tratti di decisionismo senza decisioni. Basta aspettare, ma chissà se c'è tempo.

renzo.massarelli@alice.it
            


 
 
      


Renzo Massarelli

Inserito lunedì 5 luglio 2010


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