14/08/2024
direttore Renzo Zuccherini

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LA FAVOLA BELLA DEL PINCETTO
E' così che due commissioni del consiglio comunale di Perugia hanno fatto un giretto nel mercato coperto

             


  Si torna sempre sul luogo del delitto. Vero, però non a distanza di tanto tempo. Occorre tornarci presto, quando si sente ancora l'aria conosciuta, gli odori persi, la padronanza della verità. E' così che due commissioni del consiglio comunale di Perugia hanno fatto un giretto nel mercato coperto per capire meglio il progetto di riqualificazione che dovrebbe trasformare il vecchio impianto in ferro del Pincetto in un moderno centro commerciale. Le carte vengono davvero da molto lontano, almeno dieci anni, e da una serie infinita di atti e varianti, dal progetto di fattibilità a quello di Massimo Ciuffini, che prevede la costruzione di due nuovi contenitori e poi negozi, parcheggi, palestre. L'architetto ha fatto un buon lavoro e difende la sua creatura in ogni occasione possibile. La cosa curiosa è che non parla di dettagli tecnici, parla delle scelte politiche mentre i politici guardano, passeggiano, aspettano chi, su questa scommessa, ci metterà la faccia e, soprattutto, i soldi. E' ancora necessario illustrarlo questo progetto? pare che sia stato lungo e articolato persino il percorso di partecipazione, anche se non si trovano molti testimoni pronti a giurare che sia andata proprio così. Se anche la cittadinanza è così bene informata è ancora necessario parlarne a mezzo consiglio comunale? non hanno ancora le idee chiare gli eletti di Palazzo dei Priori?  c'è ancora qualche dubbio? Quante domande per un'opera che ha attraversato così tanti anfratti spinosi.
  In realtà, la Conferenza dei servizi che si deve pronunciare sul progetto preliminare sta ancora lavorando. Si attende l'ultima riunione ma, certo, dopo le pesanti osservazioni avanzate soprattutto dalle diverse Sovrintendenze, uno scatto di orgoglio sarebbe necessario per dire basta a questo lungo cammino che somiglia tanto a un lento funerale. La smettano, i nostri consiglieri comunali, di passeggiare lungo i corridoi deserti del vecchio mercato e decidano una volta per tutte di lasciar perdere prima che il progetto cada da solo, come una mela martoriata da troppi bruchi, ritornino a discutere con la città e cerchino un'altra strada davvero nuova e accettabile. Perugia, ancor meno il centro antico, non non ha bisogno di contenitori senza identità e senza scelte, ancor meno di un banale centro commerciale, ne abbiamo già abbastanza.
  Perché questo progetto del mercato coperto ha trovato così tante opposizioni? perché risulta così indigesto? perché è un centro commerciale nel posto sbagliato? Anche, ma non solo. Il fatto è che dentro la sfortunata macchia verde dell'ex Pincetto si sono incontrati i vizi peggiori  che hanno caratterizzato lo sviluppo della città negli ultimi anni. La svendita degli spazi pubblici e degli interessi collettivi coltivata attraverso la cosiddetta finanza di progetto, projet financing, lo sfruttamento intensivo di qualsiasi area a fini commerciali o residenziali, gli interessi intoccabili della Sipa, che è la gallina dalle uova d'oro di azionisti particolarmente lungimiranti. Questo è lo stato dei fatti.
 Il progetto del mercato coperto degli anni duemila è nato attorno a gruppi di interesse che hanno puntato su un'area al solo scopo di farla fruttare. Gli equilibri finanziari del progetto della "Nova Oberdan" hanno bisogno di sbancare il Pincetto e mettere a rendita ogni metro quadrato per costruire altri spazi commerciali e altri parcheggi. Attorno all'idea nobile della rinascita del vecchio mercato della città si dovranno mettere in moto altre betoniere, colare tonnellate di cemento armato, scavare oltre ottantamila metri cubi di terreno che impegneranno a tempo pieno per un anno intero centinaia di camion, mettere a nudo le fondamenta di Piazza Matteotti, fare i conti con le sorgenti che scorrono nel ventre profondo del Sopramuro.
Per questo il bel disegno di Massimo Ciuffini non piace. Non il disegno, ma tutto quello che c'è sotto. Tolga la sua faccia da giovane architetto, consegni le sue carte agli uffici competenti e lasci alla politica il compito di metterci la propria. E' giusto e necessario che ognuno si prenda le sue responsabilità, invece da troppo tempo il palazzo tace. Come mai?
  Per ora teniamo in caldo gli appetiti dei costruttori, pronti ai nastri di partenza con le loro ruspe, ma anche la freddezza dei possibili gestori, che non ci sono ancora e non si trovano. Del resto, cosa dovrebbero gestire, un insieme incoerente e confuso di negozi come quelli che a due passi dal Pincetto faticano a chiudere i conti alla fine del mese? In questa città c'è un sacco di gente brava a costruire centri commerciali, possiamo contare, in proposito, su un consolidato marchio di fabbrica. Per il resto, beato chi ha un'idea. Le idee, il valore aggiunto del nostro tempo liquido, cercasi.
  Quanto al centro storico, che aspetti. E' lì da settecento anni senza che sia caduto un mattone. Sopravviverà alla scarsa fantasia dei nostri amministratori, all'avidità dei cacciatori di aree, all'autismo di chi potrebbe dire la sua in un posto che conta due università. Aspetterà anche il mercato coperto, che non ha nulla da perdere, nel senso letterale del termine, pure la visita delle due commissioni del consiglio comunale, prevista la prossima settimana. Aspetta anche la Sipa, che è l'unica società che guadagna sulle aree senza costruire alcunché. Guadagna sul tempo di sosta, insomma, sull'attesa. Del resto, il tempo è denaro, ma non per tutti. Questo ci dice la favola bella del Pincetto.
                                                             
                                                         renzo.massarelli@alice.it
(pubblicato sabato 5 giugno sul Corriere dell'Umbria)       
    



Renzo Massarelli

Inserito sabato 5 giugno 2010


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