IL TRAFFICO E IL COMMERCIO
Riportare le auto in una via così stretta? E' ora di tornare a discutere di come liberare la città dalle auto
Via dei Cartolari è una della tante strade del centro. Non si vede, ma corre sulle mura etrusche e collega via Alessi con via della Viola. Si chiama così perché il mestiere di vendere e stampare carte e libri a Perugia è molto antico. Sino a qualche anno fa c'erano ancora negozi che si occupavano di questo materiale nobile. La carta. Da tempo questa zona ha perso la sua identità commerciale e residenziale. La novità e un raggio di luce viene dall'apertura di un nuovo locale dell'Arci che si chiama Combo, caffè e mostre, internet e stuzzichini, "spazio multigenere per player urbani". Il fatto è che via dei Cartolari serviva per andare in via della Viola, via della Viola per andare a Porta Pesa e Porta Pesa per andare a Monteluce che, però, adesso non ha più l'ospedale. Così, un po' alla volta, via dei Cartolari ha perso tutto. I negozi, i residenti e poi il via vai delle persone che attraversavano il lungo percorso tortuoso che è il più stretto tra tutti i percorsi importanti che ci sono nella città antica. E' rimasto un artigiano con le sue ceramiche e poco altro e la percentuale di serrande abbassate in un decennio è forse la più alta del centro. Un deserto, una ferita secca senza sangue, una crosta dura che ormai non trasmette più neanche dolore. L'agonia di questo passaggio a nord est, dall'acropoli al quartiere più cinese di Perugia che è Porta Pesa, durerà ancora a lungo e l'unica speranza è che duri il più possibile. Anche via della Viola non scherza, ma conta pur sempre su due ristoranti, un negozio di frutta, una panetteria, una tabaccheria, un centro estetico e qualche altra presenza ancora. Molto? niente rispetto al passato, ma questo è. Spenta un po' alla volta la festa dei fiori e della primavera, non resta che aspettare il Natale per i presepi del Carmine, la chiesa accanto all'ex Modernissimo in un posto dove tutto è ex. Questi presepi aprono miracolosamente le porte grazie alla creatività della signora Marisa Rosi e all'ampia disponibilità di cantine tutte rigorosamente vuote, ancorché bellissime con le loro volte in mattoni. La solitudine di via della Viola è ancor più palpabile in un posto così raccolto, dove tutto è angusto e dove persino le carrozze dell'Ottocento, secondo Gigliarelli, non potevano passare "senza il probabile rischio di dover retrocedere" (lo ricorda Maria Rita Zappelli nel suo bel libro "Caro viario"). Ora, una esercente della via, dalla sua tabaccheria, ha lanciato il grido di allarme in calce in una petizione nella quale si chiede, tra l'altro, di far tornare di nuovo le auto in via della Viola e in via dei Cartolari, così, per favorire i clienti dei negozi, suscitando l'attenzione ed anche lo sconcerto dei residenti e anche di qualche commerciante. Riportare le auto in una via così stretta e finalmente protetta dalle telecamere del Situ non ha molto senso, sembra un grido disperato, la proposta di chi non sa più a quale santo votarsi. Un gruppo di residenti, comunque, ha scritto in Comune per dire che non è proprio il caso. Anche se in via della Viola la situazione è quella che è, questa attrazione fatale per le auto non è così rara, anzi. Chi passa gran parte della propria vita all'interno di una bottega non aspetta i clienti, aspetta le auto. E' dal traffico, nella mobilità rumorosa che ognuno spera possano fiorire gli affari. La pedonalità porta il silenzio e amplifica il senso di solitudine. E' questo il sentire di chi vive nel commercio, il luogo comune più difficile da affrontare. Molti negozi in via dei Cartolari hanno chiuso, certo per la scarsa clientela, ma quasi sempre per un'altra ragione. Sono gli affitti insostenibili e via via crescenti la ragione dell'ultima corsa della serranda e spesso è incomprensibile il modo di fare dei proprietari che preferiscono un locale vuoto ad un affitto ragionevole. In corso Cavour un commerciante ha abbandonato il campo per la stessa ragione. Affitto troppo alto ed aumenti automatici. Dopo un anno il locale è ancora chiuso e quel commerciante ha triplicato l'incasso spostandosi all'interno di un supermercato in via Settevalli. Questa storia ci dice che se si guadagna molto di più in periferia che in una via storica, per il centro non c'è un grande futuro se non per i servizi al turismo, agli studenti, al popolo della notte e, naturalmente, per qualche negozio di lusso. Scompare la normalità, che spesso è l'eccellenza, di certi negozi di alimentari o di ferramenta di via della Viola o di via dei Cartolari. Che non ci sono più. La signora che spera di vendere più sigarette agli automobilisti in un posto dove non c'è spazio per il traffico e meno ancora per il parcheggio non cambierà opinione sino a quando vedrà farsi sempre più vuota la sua via e sino a quando non si affermerà in un centro storico come quello di Perugia un nuovo modello di mobilità. Vogliamo che corso Garibaldi dopo la nuova pavimentazione appena rifatta resti un via di transito verso Ponte D'Oddi? e piazza Matteotti un luogo irrisolto dove c'è posto per il traffico, per i tavoli dei bar e per il parcheggio delle auto e per le giostre e per i mercatini, i chioschi.. Sono venti anni che nel centro funziona questo sistema della zona a traffico limitato. Bene, occorre limitarlo per tutte le 24 ore (in questo caso le telecamere in uscita non sarebbero necessarie) e creare nuove isole pedonali come occasione per riqualificare vie e piazze. E' ora di tornare a discutere di come liberare la città dalle auto e riscoprire la pedonalità perduta come un valore. Non basterà, ma da qui si dovrà di certo partire. renzo.massarelli@alice.it
(pubblicato sabato 29 maggio sul Corriere dell'Umbria)