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“Giugno, la falce in pugno”, dice il proverbio. … In giugno, …, uomini e donne andavano a mietere “alla Marca”… … Contrariamente alla fienagione, questa volta la squadra “d’assalto” era composta da diverse donne con qualche uomo dietro. … Fino a quegli anni, durante la mietitura di cantava ancora; poi, col passare del tempo, sì è persa anche quell’abitudine. Si cantava “a bbatoccu”. Non conosco l’origine di quel modo di cantare, né so perché venisse chiamato così. E’ vero che “lu vatoccu” è anche il batacchio della campana, … Tuttavia si cantava in questo modo: una delle mietitrici, a volte stuzzicata da un’altra, attaccava: «E con te, caruccio, non ci ho mai candato…». Allora si avvicinava uno degli uomini, tutto saltellante come un galletto, che si girava verso di lei come a volerla conquistare e riprendevano all’unisono: «E con te, caruccio, non ci ho mai candato E questa è la prima volda e ti saluto». Riservavano alla “o” di saluto un finale lunghissimo finché c’era fiato. Fatto rifornimento d’aria, lei dava di nuovo l’avvio e riprendevano in coro: «E jimo jo’ ppe’ Potenza, jimo de qua e de là. E quannu simo da piedi Ce darimo la ma’, ce darimo la ma’ scine davvero». Altro finale lunghissimo della “o” di davvero, poi ognuno continuava il suo lavoro con il sorriso sulle labbra. …
In: “ Vita Contadina. Tradizioni a Poggio di San Costanzo”, di Leandro Papi, Andrea Livi Editore, Fermo (AP), 1996