La riforma impoverirà la scuola e l'offerta formativa
Informazioni sul D.L. 137/08 e relativa riflessione critica
Dopo aver partecipato all’assemblea indetta da Cisl Scuola il 19 settembre, dove si è letto e discusso, nel dettaglio, il D. L. 137/08 del 1° settembre, emanato dai Ministri Gelmini e Tremonti senza un adeguato dibattito pubblico e parlamentare, ho provato e provo una forte indignazione, associata ad una amara delusione, sia come insegnante che come persona. Il D.L. 137, infatti, che entro ottobre sarà convertito in legge, contiene direttive che, se applicate, metteranno realmente “in ginocchio” la scuola pubblica italiana, e soprattutto la scuola primaria, considerata finora il fiore all’occhiello del nostro sistema di istruzione. Una delle disposizioni, che emerge dal testo, è quella dell’introduzione del maestro unico per classe: il solo punto che i mass-media hanno divulgato, senza dare altre informazioni di approfondimento; ma, legata a questa, ce ne sono altre, decisamente negative, che smantellerebbero un sistema educativo-didattico ed organizzativo che, pur avendo dei difetti, è tuttavia ancora qualitativamente di alto livello. Ecco, in sintesi, i punti nodali del decreto, per quanto riguarda la scuola primaria: - tempo scuola per alunni di 24 ore settimanali, dalle 8,00 alle 12,00, dal lunedì al sabato;
- accorpamento di alcune discipline, eliminazione di altre ed ulteriore snellimento dei contenuti curricolari;
- aumento del numero degli alunni per classe;
- impossibilità di fare uscite o visite didattiche nel territorio;
- riduzione dei servizi amministrativi, di vigilanza ed assistenza agli alunni diversamente abili.
In termini di didattica, l’applicazione di queste sole direttive porterà inevitabilmente ad un forte impoverimento dell’offerta formativa. Le motivazioni? - Il maestro o la maestra unica dovrà insegnare tutte le materie, per tutto il programma previsto nei cinque anni e dovrà aggiornarsi su tutto, e tra l’altro in un solo anno, poiché non è previsto alcun tipo di sperimentazione e relativa verifica, come invece era stato fatto per i moduli. Ma la maggior parte dei docenti, da circa venti anni, ha insegnato un solo ambito disciplinare e le colleghe più giovani, compresa la sottoscritta, si sono formate ed hanno lavorato con tali modalità d’insegnamento; modalità nelle quali credo ed in molte crediamo, perché ci hanno portate a specializzarci e diventare via via figure sempre più professionali e competenti.
- Se il tempo scuola settimanale non sarà più di 30 ore, com’è attualmente, ma solo di 24 ore, cosa faranno i nostri ragazzi dopo mezzogiorno? I più fortunati... avranno più tempo per l’inglese, lo sport, l’informatica, il teatro... ma tutto fuori dalla scuola e a pagamento!
- Attualmente il gruppo docente consente un confronto con la realtà scolastica, evitando il rischio (sempre in agguato) di individualismi e rigidi schemi; consente altresì di offrire agli alunni ed alle famiglie interdisciplinarietà, pluralità di stili e modelli educativi, tali da contribuire ad una crescita globale del bambino. Con l’insegnante unico non sarebbe più possibile lavorare secondo principi di dialettica e progettazione in comune e per il genitore il riferimento sarebbe unico, senza possibilità di confronto a più voci. Inoltre, senza la compresenza, non ci saranno più ore per fare anche un minimo di insegnamento individualizzato o di recupero per gli alunni in difficoltà.
- Il singolo docente non potrà più uscire con la classe per visite guidate o uscite didattiche (per le quali il rapporto tra docenti e alunni è di norma di 1 a 15); fino ad ora le uscite erano possibili per la presenza di più docenti e della comperesenza.
Allora, qual è la finalità che si vuole perseguire con queste disposizioni legislative? Non avrei voluto fare un discorso meramente legato al taglio dei posti di lavoro, ma la realtà (espressa e condivisa, in modo unitario, anche dai diversi sindacati) è che l’obiettivo principale di questa riforma della scuola è quello di fare una operazione di tagli davvero pesante, senza tener conto né di principi pedagogici né di formazione scolastica. Infatti, calcolando che le classi elementari stati in Italia nell’a.s. 2006/07 erano 138.524 di cui circa un quinto a tempo pieno, lasciando un solo docente per classe, nelle classi a tempo pieno il taglio sarebbe di 27.704 insegnanti, e in quelle a modulo ne verrebbero tagliati 55.410. In totale il taglio di docenti per la scuola primaria, con la restaurazione a regime del maestro unico, sarebbe di 83.114 maestri e maestre. E’ evidente che la restaurazione del maestro unico massacra la scuola modulare degli ultimi venti anni ed annulla di fatto il tempo pieno. La legge 133 di Brunetta e il D.L. 137/08 determineranno un risparmio di 3,5 miliardi di euro: tutto a scapito della scuola pubblica, tenendo conto che questa enorme cifra non sarà reinvestita nell’Istruzione (le cui strutture sono spesso carenti di molti mezzi e strumenti, per esempio di idonei laboratori di informatica e di altro tipo), ma andrà a coprire i “buchi” di bilancio di altre amministrazioni pubbliche. E questa riforma dovrebbe portare ad un miglioramento della qualità dell’istruzione pubblica?
Anna Maria Treccioni
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