16/07/2024
direttore Renzo Zuccherini

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La Camminata di Ripa: tra corteo e processione
Cronaca e testi

Attravers…Arna & Sentieri Aperti 2010

Il 25 aprile, giornata che celebra la Liberazione (non scordiamola e non scordiamolo questo importante giorno!), e quindi non può non essere una giornata di festa, di partecipazione, di solidarietà, di amicizia, del camminare insieme, con la speranza, la necessità e la voglia di cambiare, di scrollarci di dosso questi persistenti fantasmi del passato e questa becera volgarità che ci vuole comandare, ancora.

Il giorno prima: “Lo sa il cielo che tempo sarà”.

Oggi: ore 6.30, sereno; ore 7.00, sole, cielo libero da nubi e strie chimiche; ore 7.30, solo la cupola del Subasio è coperta da  nuvole e cirri, evanescenti e fragili, residui di umidità notturne, null’altro. E la giornata sarà bellissima.

Con il nostro stendardo che, quasi un testimone, passa da Pianello a Ripa, eccoci tutti (o quasi tutti) qui in piazza  a Ripa, in piazza Sociale, con il suo monumento ai caduti, con le sue immagini, con la sua targa in memoria di Coppi, il Campionissimo, con la sua difficile bellezza, con le sue inutili autovetture qui parcheggiate.

In questa camminata di fine aprile, un aprile piovoso e assai poco primaverile, Ripa ci accoglie, anzi ci incute preoccupazione: una camminata che, a ritroso nel tempo, ci sorprende con i suoi ‘Banditi sulla via Regale’:

 

Al castello

Il cantastorie:

 

Messeri e madame ben venuti al castello di Ripa,

io son un di quei giovani che mette le cose a la ventura

 e del bandito Alfano narro la fortuna.

Un armato

Quelle che attraverseremo son le terre dove Francesco Alfani tramava le sue scorribande, noi saremo la vostra scorta, per questo vi preghiamo di rimanere sempre vicini onde evitare di essere aggrediti. Noi ora scenderemo verso la villa della Ginestrella,       saliremo verso il violo di S. Gilio del colle, passeremo poi per la via detta Traversa, antica linea di confine tra il contado di Perugia e quello d’Assisi, indi risaliremo per la Via Regale di Porta Sole, detta anche strada Salara perchè da Perugia, dopo aver attraversato il Tevere a Ponte Valliceppi, entrava  nel territorio arnate saliva a Civitella, passava per la Pieve di Ripa, scendeva verso Pianello e poi risaliva a Castel D’Arno, e Giomici quindi, a Fossato di Vico, convogliava nella  Flamina per giungere, in fine, al mar Adriatico.

Ma ora bando alle ciance, gambe in spalla e via verso l’avventura.

Ore 9.20: il corteo, quasi una processione, si incammina, dalla Piazza Sociale verso la porta del Montarone. Simpatica l’idea del Gino (non il Cerutti, ma il Goti) di affidare il nostro stendardo, la nostra ‘bandiera’ (la ‘bandiera di Attravers…Arna & Sentieri Aperti’, che il buon Gianni ideò anno passato, bandiera che non è rossa, ma come se lo fosse, nello spirito di tanti) ad un paio di ragazzini che, quasi fosse un trofeo storico, con orgoglio la sostengono e con essa aprono l’odierno percorso.

Ma quanti siamo!?

ALLA BANDIERA ROSSA

(di Pier Paolo Pasolini)

Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,

tu devi realmente  esistere, perché lui esista;

chi era coperto di croste è coperto di piaghe,

il bracciante diventa mendicante,

il napoletano calabrese, il calabrese africano,

l’analfabeta una bufala o un cane.

Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,

sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:

tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,

ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.

  

Nel bosco

Francesco:

(a cavallo si pone al centro del sentiero e  interrompe l’incedere della gente)

Ferma, signori ferma, è successa una terribile disgrazia.

(Francesco scende da cavallo e con passo veloce si avvicina alla gente )

Dei banditi hanno assalito un carrettiere che tornava dal mercato e gli hanno rubato tutto, lasciandolo mezzo morto. Ma scusatemi e permettetemi che mi presenti: sono il colonnello Francesco Alfani e l’altro signore a cavallo è messer Boncambi.

Eravamo qui per caso ed abbiamo assistito ad un scena orribile, quel poveruomo sul calesse è stato assalito da tre brutti ceffi, che lo hanno derubato di tutto e, se non fossimo intervenuti noi, prima di ucciderlo l’avrebbero spogliato anche di quei miseri panni che indossava. Qui è pericoloso, ci sono feroci scannagole che fanno quello che le autorità chiamano banditismo di passo e voi a passare siete in molti, basterà quindi che ciascuno mi dia 10 scudi sonanti e io vi proteggerò con i miei uomini. No! No, voi in fondo non pensate di  tornare indietro, ci sono i miei uomini che sono laggiù, alle vostre spalle, e non vorrei che qualch’ uno di lor signori, indietreggiando troppo rapidamente, andasse ad incoccia contro una delle loro spade.

L’ armato:

Conte non vi preoccupate ci so già io a proteggerli !

Francesco:

Ma che paura (rivolto al Boncambi che è rimasto a cavallo), pensa hanno pure un eroico difensore; taci buffone e sguaina il tuo ferro che ore ti infilzerò come un merlo.

L’ armato:

Ecco l’arma mia, è pronta alla sfida.

Francesco:

Battermi con te, garzone immondo; io son d’alto lignaggio, e tu sei una pulce con troppo coraggio. Sarà il mio servo Belardino a incrociar con te il suo ferro, io ti guarderò andare all’inferno.

Duello: muore l’armato

Isabella:

(urlando contro l’Alfani)

Assassini, assassini, voi siete solo dei pazzi, io sono venuta qui a Ripa, solamente per fare una passeggiata rilassante e invece mi sembra un incubo: prima il carrettiere mezzo morto, poi voi che ci terrorizzate, adesso un duello mortale, fatela finita, qui ci sono donne e bambini, …cosa state facendo, dove sono gli organizzatori…

Francesco:

Madama l’organizzatore di tutto son io, il Colonnello Francesco Alfani e lei mi sta dando ai nervi, ringrazi il cielo che è solo una donna.

Isabella:

Si sono un donna, rivolta disperata alla gente, ma tra di voi, signori, non c’è nessun uomo che abbia il coraggio di affrontare questo avanzo di galera, ci provi lei , o lei , ma proprio nessuno ha il coraggio di affrontare questo pendaglio da forca?

Francesco:

Adesso basta, mi hai proprio stancato, vedo che porti un fazzoletto attorno alla gola, ti fa forse male, ho io un rimedio infallibile che non farà sentir più alcun dolore (la sgozza).

Ah…questa stupida donna, non le avrei fatto alcun male, ma purtroppo come lor signori hanno visto mi ha tolto la spada dalle mani e ora non urla e non soffre più per il mal di gola…

Il signore di queste terre son solo io, e per il vostro bene ricordatevelo sempre anche quando andrete in quel di Pilonico, anche là  ci sarò sempre io  (risata, torna a cavallo e fugge gridando). Vi aspetto tutti a Pilonico Paterno, a presto (risata sarcastica).

Proseguiamo, corteo, processione, amalgama di vissuti, bambini, giovani, adulti, anziani…  Una brevissima sosta. Grazie Graziano per:

da ‘La religione del mio tempo’

(di Pier Paolo Pasolini)

Così giunsi ai giorni della Resistenza

senza saperne nulla se non lo stile:

fu stile tutta luce, memorabile coscienza

di sole. Non poté mai sfiorire,

neanche per un istante, neanche quando

l’Europa tremò nella più morta vigilia.

Fuggimmo con le masserizie su un carro

da Casrsa a un villaggio perduto

tra rogge e viti: ed era pura luce.

Visse a lungo sui monti, che albeggiavano

quasi paradisiaci nel tetro azzurrino

del piano friulano: ed era pura luce.

Nella soffitta del casolare mia madre

Guardava sempre perdutamente quei monti,

già conscia del destino: ed era pura luce.

Coi pochi contadini intorno

 vivevo una gloriosa vita di perseguitato

dagli atroci editti: ed era pura luce.

Venne il giorno della morte

E della libertà, il mondo martoriato

Si riconobbe nuovo nella luce…

Quella luce era speranza di giustizia:

non sapevo quale: la Giustizia.

La luce è sempre uguale ad altra luce.

Poi variò: da luce diventò incerta alba,

un’alba che cresceva, si allargava

sopra i campi friulani, sulle rogge.

Illuminava i braccianti che lottavano.

Così l’alba nascente fu una luce

fuori dall’eternità dello stile…

Nella storia la giustizia fu coscienza

d’una umana divisione di ricchezza,

e la speranza ebbe nuova luce.

E la lunga colonna colora e ravviva il tratto di percorso che sarà il cammino principale che unirà il Tevere dell’Ansa degli Ornari al Chiascio del Pianello di Castel d’Arno.

Poi la risalita verso Ripa che si snoda lungo la ‘antica via Salara’:

‘il gruppo è compatto, con 134 camminatori (bambini inclusi, non molti ma vivaci e scatenati, e cani esclusi, pochi pochi oggi, ma Romeo non manca), compatti, che precedono di trenta metri i primi 4 inseguitori; a dieci metri altri 2, dopo altri dieci metri altri 2, poi a  cinque metri altri 2, a  venti metri 6, a dieci metri 5, ancora a dieci metri 2, a cinque metri 1, a cinque metri 2, a cinque metri 2, a dieci metri 3, a dieci metri 1 solitario, a cinque metri 2, a trenta metri altri 2, a venticinque metri ben 10, a cinque metri 2, a venti metri 6, a cinque metri 4, a venti metri altri 4, poi a venti metri 2, ad altri venti metri 8, ancora ad altri venti metri 3, ed infine a quaranta metri gli ultimi 8. Fate un pò i conti? Fatti? Ve lo dico io: 217! Giusto? (fatemi sapere se ho contato male!)’.

Eccoci a Ripa. Chi allunga, chi accorcia, chi si intrufola, chi ci lascia, chi scompare e poi riappare, chi qua chi là… Ore 12.30 (puntualità ripaiola?): la ‘merendona’ (ma il ‘cestino da viaggio’ de ‘La piazzetta del pane’ con busta [fornita di cannuccia] di succo di frutta alla pera era già stata offerta alla partenza). Oggi (acque e vini esclusi): penne al sugo di pomodoro e peperoncino dolce, pizzette, panini con salame o con coppa di testa, torcolo al latte. Non male no?

E tornarono a casa felici e contenti…

Daniele / Nene

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Daniele Crotti

Inserito domenica 25 aprile 2010


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