18 aprile 2010: ed ora ‘tocca’ a Pianello, il borgo sotto Castel d’Arno, per il quale, ai tempi dei tempi (ma non poi così tanto lontani) altro non era che la stazione di posta, sia pur col suo ampio ed attivissimo molino (là dove una targa dice dell’arrivo della piena conseguente alla esondazione del Chiascio nel 1859). Ringraziamo Gino Goti, che, merito le sue riprese (un grazie anche a Fernando, autista del momento, ma necessario e determinante), ha potuto raccontare e mostrare a tanti altri alcune scene della prima camminata, quella di Civitella (lo farà anche oggi ma inviando un degno sostituto questa volta ‘scarrozzato’ da Emanuele, il neo-eletto Presidente della Pro Lodo di Pianello). Vorremmo soltanto sottolineare, però, che queste camminate domenicali tra aprile e maggio non sono soltanto un momento per ritrovarsi e gustare colori profumi e colori (pioggia permettendo) del territorio, ma sono precise scelte di itinerari che ruotano attorno al progetto del ‘Percorso naturalistico – storico Tevere – Chiascio’, voluto dalla ex XII Circoscrizione e fatto poi proprio da tutte le associazioni culturali arnensi, progetto di un percorso che grazie anche alla partecipazione di molti residenti in questo comprensorio sta venendo alla luce e farà parte del futuro ‘Ecomuseo del Tevere’. Il tutto è nato qui, portato avanti da chi qui abita e vive, con tanti contributi che i singoli hanno fornito, con la storia e le storie che in tanti hanno raccolto e trascritto, nel corso degli anni (si pensi solo al lavoro di Giuseppe Tufo con le maestre e le insegnanti delle scuole e con gli alunni e gli studenti delle medesime), con gli sforzi di alcuni soggetti che vogliono perseguire questi obiettivi, insomma è la realtà di base che qui ‘si muove’ che ha creato questo modus vivendi più ricco e stimolante. Ma torniamo al nostro ‘bandito’ da Perugia, e ai nostri ‘banditi’ di Castel’Arno e Pianello. Raccontiamo cioè la ‘Camminata di Pianello: Castel d’Arno, il covo di Francesco Alfani’. La giornata ci accoglie con la nebbia, una nebbia che prelude però al bel tempo. La temperatura è inizialmente ancora invernale: 5°C (sono le 7 del mattino). Ricordate il giorno di Pasqua, il 4 aprile? Beh, tutto il giorno nebbiolina e pioggia. E, come dice il proverbio (e sembra davvero vero!): 4 di aprilanti, quaranta dì davanti. In ogni caso, poco dopo essere partiti la nebbia svanirà e un bel sole illuminerà questo percorso nuovo e quasi ‘bucolico’ (come ha detto qualcuno): un gregge di pecore, compatto e spaventato, che scappa sul pascolo verde del campo sopra una delizioso laghetto, un uliveto antico, in parte già potato, con vecchie scale di legno ancora ancorate ai tronchi ed ai rami, un silenzio lontano dai rumori consueti, rotto soltanto dai 171 camminatori che in corteo preferiscono sentirsi parlare (ma è anche comprensibile, c’è chi si rivede soltanto in queste occasioni, chi si ritrova dopo molti anni, chi non può non esimersi dal raccontar la propria sapienza vuoi sugli asparagi, e nel bosco attraversato ve ne son tanti, vuoi sulla raccolta delle olive, un sapere insomma intriso di storie e di storie) piuttosto che ‘ammirar tacendo’. Lasciata la piazza del Pianello si raggiunge il borgo delle Lisciaie e da qui si sale lungo il sentiero che costeggia il fosso Boschirolo. Si prosegue in salita, lunga, che sarà poi compensata dall’altrettanto lunga discesa, ovviamente; più sotto si intravede il ‘gorgo della Giana’ (sembra che una donna con tal nome sia qui affogata tempo addietro, racconta Piero, la guida odierna). Un gruppetto di bambini corre davanti, gioca, scappa, si nasconde; lo faranno anche da soli o soltanto oggi perché in presenza dei loro genitori? Con Piero non possiamo non confrontare la libertà di noi bambini allora (ma quante botte se ci allontanavamo troppo e/o stavamo troppo tempo lontano dagli sguardi e dal controllo delle nostre mamme!) con i vincoli imposti ai bambini di oggi, vittime di giochi preconfezionati e mai abituati ad inventarseli da soli. Un attimo di sosta alle 10 per la lettura che un itinerario di Sentieri Aperti non può dimenticare; oggi Graziano ci legge RONDO’ dal Pantagruele di F. Rabelais (beh, dobbiamo pur immergerci nel contesto storico oggi ‘camminato’!):