Home >>
La Camminata di Civitella d’Arna: ‘la pioggia non ci ferma’
La Camminata di Civitella d’Arna: ‘la pioggia non ci ferma’
Cronacha e foto
Attravers…Arna & Sentieri Aperti 2010
11 aprile 2010: ed eccoci di nuovo … con i CamminaCultura del territorio arnate, per camminare questo nostro territorio con occhi e con spirito diversi, attraverso la scoperta o la riscoperta della bellezza e della ricca semplicità dei suoi paesaggi, attraverso la conoscenza della sua storia e delle sua leggende, con l’attenzione per la salvaguardia del patrimonio materiale ed immateriale che il medesimo offre a chi sa affrontarlo con la ‘giusta’ partecipazione. La prima delle Cinque Camminate di Attravers…Arna & Sentieri Aperti è così quella di Civitella, la culla, probabilmente, della antica terra d’Arna. Sono ‘a tema’ questa camminate, non certo escursioni, ma molto di più che blande passeggiate, camminate ‘ideate’ (quattro anni or sono) sia per respirare la natura, sia per comprenderne la cultura nella sua dinamicità evolutiva. Quest’anno le camminate si svolgeranno percorrendo le terre dell’Alfani, ‘bandito’ da Perugia, nel lontano ‘500, e questa di Civitella racconta ‘l’Alfani e la congiura di Civitella’, di cui dirò e diremo. Il perché del binomio Attravers…Arna e Sentieri Aperti è presto detto: analoghe finalità per la serie delle due iniziative, in visione anche dell’auspicabile Ecomuseo del Tevere, di cui il comprensorio arnate (con i suoi fossi, le sue fonti ed i suoi rii, Rio Piccolo su tutti, tra Tevere e Chiascio) ne sarà parte integrante, che altro non sono che quelle del rispetto, salvaguardia e recupero del territorio, della sua tutela, della sua valorizzazione. “Aprile non ti scoprire”. La meteorologia è al servizio del comune mortale o è la falsa coscienza della nostra gente? Sabato ha previsto infatti perturbazioni, netto abbassamento della temperatura, pioggia. L’alba si offre con cielo parzialmente coperto, ma forse potrebbe non piovere. Alle 8, anzi prima, già siamo lì! A Civitella, in piazza (si fa per dire) dell’ex-convento dei Padri Filippini, ove dove, non appena arriva il buon Gianni, sorge spontaneo canticchiare un vecchio motivetto adattato all’occasione: “E’ arrivato Mantovani, piove oggi non piove domani …”. Sì, perché, e brave le previsioni, il tempo non promette nulla di … asciutto.
Eppure, eppure alle 8.40, con Claudio Alfiero ed Alberto alle casse (sì, insomma, alla registrazione / punzonatura dei partecipanti), siamo già oltre cinquanta. Noti e nuovi volti, come sempre succede in tali occasioni, giovani, anziani, bambini (pochissimi cani oggi, però), chi chiede, domanda, si informa … “chi cerca trova / chi non cerca domanda / chi non domanda si arrangia (dice qualcuno). Non mancano, anzi sono tanti (ed è comprensibile) quelli con in mano un ombrello (d’altronde può o potrebbe servire anche da bastone), ma inevitabilmente il cinico o stoico che dir si voglia Lamberto d’Arna non può che dire ciò che ci aspettavamo di sentire da lui (quasi una provocazione): “ I veri camminatori non portano l’ombrello”!. Si parte alle 9.10, dopo una brevissima presentazione. Come programmato (i colorati pieghevoli con le 5 camminate, a cura della Comunità Montana, possono aiutare ad organizzarsi anche per le prossime domeniche), si supera il Podere Almanea e si raggiunge il bivio della S. S. 318. Da qui poche decine di metri lungo la S. C. per S. Egidio e all’altezza del toponimo Cristoforo scendiamo giù per sentiero del Fosso del Bagno. Ma eccoci all’ingresso ‘forzato’ nella macchia sotto i Poderi Compegno. Uno dietro l’altro, in fila indiana (chi sa realmente perché si dice così?), sì che ci si può contare. Siamo 159. Beh, non pochi visto il brutto tempo (peggiorerà ulteriormente ma ormai nulla spaventa gli affezionati a queste iniziative nel territorio della terra d’Arna). Risaliamo questa macchia innominata (o vogliamo chiamarlo bosco?) sino a Compegno Grande; da qui al Richiavo sino alla S. C. per S. Egidio (poco sotto la Ginestrella). Siamo a metà percorso. Una seconda sosta (la prima poco prima per un caffelatte con torcolo: servizio all’aperto sotto una lieve pioggerellina con i primi lamenti perché fermarsi è raffreddarsi; si va beh , ma …!), una seconda sosta, dicevo, difronte a dove nacque Gervasio (quello, oggidì, di Ponte Felcino), permette a Graziano di leggerci una poesia del Poliziano; tornare indietro nel tempo quindi (siamo a fine quattrocento, ossia poco più di mezzo secolo prima rispetto agli anni dell’Alfani) per declamare versi rinascimentali che con stile pomposo, aulico, e leggiadri tanto contrastano con la realtà di quei tempi, così violenti e tutt’altro che tranquilli o sicuri. La ferocia di Francesco Alfani portò ad usare il termine, da queste parti sino a non molti decenni fa, di Alfano per indicare una persona, appunto, brutale, cattiva, feroce, pericolosa.
Si prosegue. Acqua, ma non troppa, fango (poteva andare peggio), freddolino (non tutti sono coperti a dovere), ma il clima (intendo quello delle persone) è sereno e gioviale, scherzoso, ameno (vedete quanti contrasti possono esservi?!). Dopo le case Lollini, il podere Mancinelli, il fosso Maccara e la corta di Ripa si arriva alla Osteria (con la sua bella fonte). Va da sé che i toponimi sono ora in parte in disuso, ma a noi, amanti della storia e della toponomastica, appunto, piace citarli e ricordarli così. Non manca molto (sì perché qualcuna comincia a insistere: quanto manca? E non è un bambina, ve lo assicuro!); difatti raggiunto rapidamente il podere Pescara, si deve solo affrontare la lunga salita che in una quindicina di minuti ci porterà al Castello (ahinoi privato) di Civitella d’Arna. Sono le 12.15. Ma ecco, poco dopo, la sorpresa prevista e auspicata: l’Alfani, gli Anastagi e la congiura di Civitella. Vi racconto brevemente la storia come a noi un narratore ce l’ha trasmessa, prima che i figuranti di Ripa e di Civitella (grazie alla regia di Giuseppe Tufo con il supporto del Vinti e di altri ancora) ci riportassero a quei tempi e … “Si narra che nella città di Perugia, per tanti anni, un giovane cantastorie era avvezzo a mettersi sotto la cantonata della fortezza Paolina a narrar le fortune del bandito Francesco Alfani. Francesco nacque a Perugia nel 1563; fu il quartogenito del conte Severo Alfani e di Isabella Signorelli, nobildonna perugina che le cronache del tempo definiscono ‘superba e sanguinaria’. Perso il padre giovanissimo, Francesco fu educato dalla madre la quale esercitò su di lui un’influenza funesta che lo condusse ad essere un giovane scontroso e violento. Fu proprio questo suo caratteraccio che lo portò ad avere un acceso diverbio con il cavalier Anastagi, signore di Civitella d’Arna. Il giovane Francesco, non sopportando d’essere stato definito ‘bardassone’, si vendicò, uccidendo un servitore dell’Anastagi. Da quel momento Francesco fu bandito da Perugia e si rifugiò, assieme ad altri banditi, a Castel d’Arna, fortezza distante solo due miglia da Civitella, villa degli Anastagi. Questa vicinanza diede origine ad una vera e propria faida tra le due famiglie che procurò terrore e morte tra gli abitanti della zona. Si narra che alla faida partecipò anche un curato amico degli Anastagi che spesso dimorava qui a Civitella. Ma ora faccio silenzio e lascio che la storia torni ad essere viva…”. In pochi minuti 5 o 6 figuranti, abili e decisi, ricordano quel fattaccio della congiura di Civitella. Volevano avvelenare l’Alfano, ma la sorte fece sì che ciò non avvenisse e pagasse invece con la morte, per avvelenamento, proprio quel curato amico degli Anastagi, rivali degli Alfani, che aveva suggerito la venefica pozione… E poi il nostro: “Io son Francesco dei conti Alfani, bandito dalla città di Perugia, ma signore assoluto di tutta la terra d’Arna; saluto voi, camminatori indomiti: guardate, ammirate e in fin gustate di codesta terra i prodotti suoi.” E allora, manca poco al tocco dell’una, ecco per tutti quanti (quanto meno quelli, audaci e/o affamati, che sono rimasti, ma sono sempre tanti, che bello!) un buon piatto di maltagliati al pomodoro con fagioli e pancetta, due fette di arista con insalata verde, una o più fette dei torcoli civitellesi e vino, come di consueto. Il tempo è grigio, la pioggia è cessata, l’atmosfera fredda del clima ben contrasta con l’atmosfera calda tra i partecipanti. Ma non è finita qui! Quel giocherellone di Lamberto ne propone un’altra (siamo d’altronde vicinissimi a Ripa, ove da poco è allestito un simpatico e suggestivo Museo del Gioco e del Giocattolo): la gara dell’ ovo tocciato (uovo sodo colorato con la gioiosità della recentissima Pasqua di Resurrezione). A chi vince (sarà Francesca) un buono e bel uovo di Pasqua di cioccolata ‘perugina’ (non poteva che essere così, nevvero?).