Via Guerriera dorme tranquilla tra Corso Cavour e Campo Battaglia. Dorme di giorno, si capisce, perché la sera aprono i battenti due locali notturni. Come cambia la vita. Negli anni settanta c'erano due ristoranti che la rendevano viva proprio di giorno. In alto Carletto che faceva le migliori tagliatelle al guanciale di Perugia, e in basso la Gratella, sempre molto affollata, dove andavano i pendolari della Regione. Un pasto mille lire. Il locale di Carletto è ancora lì, chiuso, ma il resto della via, compresi i locali della Gratella, ha cambiato, diciamo, destinazione d'uso. Via Guerriera è oggi il vicolo a più alta densità di monolocali al piano terra, insomma di bassi, come si dice a Napoli. Qualcuno è abitato, qualcun altro in attesa di nuovi clienti. Non è piacevole abitare in questi fondi senza finestre. Un'altra via dove la speculazione, è il caso di dire, fondiaria, ha espresso una straordinaria fantasia è via Gismonda, un po' scale e un po' salite, da viale Roma a Corso Cavour. Infissi cadenti protetti da grate di ferro, finestroni in alluminio bianco trasformati in porte con la possibilità di variare il senso di apertura, un campionario di materiali senza fine. I vicoli di Porta San Pietro stanno sul mercato immobiliare con quelli di Porta Pesa o via della Sposa o di Porta Sant'Angelo con centinaia di cantine promosse abitazioni. Adesso che il danno è fatto e che tutto il tessuto straordinario dell'edilizia minore della Perugia antica è stato compromesso da questa immagine plebea e levantina che cancella un'identità preziosissima e irripetibile, da Palazzo dei Priori ci dicono che da oggi si cambia. Il consiglio comunale ha approvato una delibera della giunta che impedisce il cambiamento di destinazione d' uso di questi locali che potranno essere abitati solo se collegati con l'abitazione di pertinenza, ai piani più alti. C'è un piccolo particolare da sottolineare. Questa regola era già stata prevista nella legge regionale che il comune di Perugia ha applicato da qualche anno dimenticando evidentemente di leggerla per intero. Non una delibera che stabilisce ciò che è già stabilito, ma un semplice documento di scuse avrebbero dovuto votare. Scusate cari cittadini, ci siamo sbagliati. Noi semplici ma non ignari cittadini potremmo anche far finta di crederci, credere che si sia trattato di un errore e non di una svista, diciamo, consapevole. Invece ci tocca pure applaudire. Che bravi quelli del consiglio comunale che fanno applicare le regole, e pazienza se lo fanno con qualche anno di ritardo e quando non c'è più nulla da occupare, cantine, autorimesse, botteghe artigiane abbandonate. Questo modo di fare, in realtà, non è nuovo. L'elenco dei ripensamenti continua ad allungarsi così come quello delle opere non realizzate. Si annunciano i progetti e poi, dopo qualche tempo, arriva il ripensamento. Chi si ricorda più del palazzetto della scherma in piazza del bacio, a Fontivegge? doveva sorgere in cima alla piazza, dove, in realtà, era previsto un teatro all'aperto. Non era un gran che come idea e non mancarono le critiche. Con apprezzabile realismo in Comune hanno riposto l'idea in un cassetto. Più recente è il progetto delle scale mobili e degli ascensori a Porta Sole e in via Pascoli. Cinque milioni di spesa tra finanziamenti pubblici e contributo comunale. Altro progetto in archivio, magari si troverà qualche euro in più per risistemare le strade Poi è arrivata la cosiddetta galleria energetica di via Mazzini disegnata da un architetto viennese per la copertura di una delle vie più importanti del centro storico. A cosa dovrebbe servire? non è ancora chiaro, può avere il senso che hanno i monumenti. Stanno li, se sono belli e decorativi, uno li guarda. E poi c'è la questione della contaminazione tra vecchio e nuovo. Se non altro può essere materia di un dibattito che continua ad animare convegni per addetti ai lavori da un bel po' di tempo. Infine il mercato coperto e il progetto per trasformarlo in un centro commerciale ampliando gli spazi con un palazzetto di sei piani ed un altro di quattro. Nel cuore del Pincetto, rimuovendo ottantamila metri cubi di terra. Un anno di lavoro solo per portarli in discarica. Costerebbe, questo progetto, tre volte quello di un qualsiasi centro commerciale di pari capienza. Chi metterà mai tanti soldi? non si sa, però intanto abbiamo il progetto. Ecco, abbiamo tanti progetti, ma zero opere. Può essere un'impressione sbagliata, ma sembra che l'unica industria che funziona in questa città è quella dei progetti. Male che vada, diamo lavoro agli studi professionali e alla dirigenza comunale. C'è un solo problema. Questi sogni di carta li paghiamo noi. Questo sarebbe il partito del fare, slogan buono a sinistra come a destra, solo che non si trova mai qualcuno che ci dica fare che cosa e per chi. Intanto i locali di vecchi ristoranti trasformati in monolocali in via Guerriera aspettano i nuovi inquilini. Tra un paio d'anni ci diranno che anche il progetto del centro commerciale al Pincetto non era, in fondo, una cosa prioritaria. Per il resto, lo sappiamo, dobbiamo aspettare la conclusione dell'affare Monteluce e il restauro di Santa Maria nuova. Cose del passato, ma importanti. Intanto che passa il tempo, sarebbe interessante sapere cosa si vuol fare di nuovo in questa città per il prossimo futuro. C'è un progetto?