La mi' Passione
A Civitella d'Arna, Domenica 28 marzo
ore 21 Rappresentazione della Passione di Cristo come era recitata nella campagna perugina nel secolo scorso
La Passione di Gesù, recitata in dialetto perugino è una delle numerose iniziative che la Proloco Arna di Civitella d’Arna, ha in programma per l’anno 2010. Nella serata del 28 marzo alle ore 21, domenica delle Palme, infatti sarà rappresentata la quarta edizione de “La mì passione”. Lo spettacolo, che avrà carattere itinerante, sarà messo in scena dal “Gruppo teatrale Città di Arna” con la presenza di oltre cinquanta tra attori e figuranti, con la regia del Prof. Giuseppe Tufo. Il testo, che si attiene rigorosamente all’autenticità della rappresentazione sacra, è un importante documento storico che il Dott. Giuliano Bastianelli, di Ripa, appassionato della storia e della cultura locale, ha conservato nel tempo. Una anziana signora, Erminia Calzoni Bovini, abitante a Montecapanno, nata nel 1863 e morta nel 1953, gli raccontava a memoria, nel periodo pasquale, quando lui era ancora un bambino, la storia della Passione di Cristo. Il racconto della donna, venne scritto e gelosamente conservato dallo stesso Bastianelli, che qualche anno fa, ne consegnò una copia alla Proarna. Questa rappresentazione da continuità al lavoro che da anni la ProArna sta sostenendo a favore della salvaguardia di un patrimonio inestimabile come il dialetto, cercando di contribuire per restituire la giusta dignità alla nostra “lingua” anche attraverso rappresentazioni di grande interesse come può essere la Passione di Cristo. Nota Storico-religiosa Lo spettacolo, si può collegare alle antiche Sacre rappresentazioni, che possono considerarsi come prima forma di teatro dell’occidente medioevale, essendo nate nelle Chiese intorno al VIII – IX secolo a supporto della liturgia del rito romano, introdotta in Europa da Carlo Magno e da Papa Adriano. La culla di queste Sacre rappresentazioni, fu il territorio perugino-assisano, dove venivano chiamate “Ripresentazioni”. La loro funzione, era quella di aiutare il popolo, che non sapeva leggere e non conosceva il latino, a capire meglio i misteri della fede cattolica attraverso azioni sceniche di facile comprensione. All’inizio queste rappresentazioni furono fatte dentro le Chiese, ma dopo il loro successo dovettero essere realizzate fuori di esse, soprattutto sui sacrati. Il tema principale di queste rappresentazioni era la vita di Cristo, e, in modo particolare, la sua Passione. La lingua utilizzata era il volgare parlato dalla gente. Tenendo conto di tutto ciò, si cercherà di riproporre questa forma di spettacolo, nel quale il nostro dialetto, richiamando le laudi di Jacopone da Todi, assurge a dignità di lingua capace di esprimere in maniera alta quella sofferenza umana che trova nelle parole della Madonna, sotto la croce, lo strazio per l’impotenza umana davanti al mistero della morte, che, solo nella resurrezione del Cristo, acquista il suo senso.