26/09/2008 (UJ.com) PERUGIA - L’idea di questo spettacolo nasce dalla volontà del Teatro di Sacco di recuperare e raccontare un pezzo importante della storia sociale ed economica del nostro paese, dell’Umbria e della città di Perugia: sia come memoria collettiva che come esempio “vivente” per chi non abbia attraversato né sentito né sofferto questa vicenda, di modo che la storia di questa grande fabbrica dolciaria assuma agli occhi degli spettatori il senso più complessivo di un significativo e peculiare “esempio” di modello industriale politico e sociale del secolo appena trascorso. Il testo originale, frutto di un ampio lavoro di ricerca e di video interviste sul campo ad ex operai, sindacalisti, dirigenti sino ai membri ancora viventi delle famiglie Buitoni e Spagnoli, i grandi artefici di questo fulminante esempio antelitteram di azienda “glocale” ad altissimo livello, è di Matteo Caccia, giovane autore radiofonico e teatrale, fra l’altro del recente “La maglia nera”, attualmente impegnato con grande successo per Radio Due. È una narrazione per 3 personaggi, interpretati da tre attori umbri di grande esperienza e professionalità: lo storico Francesco Moschini, già protagonista di un’indimenticata stagione con “La Turrenetta”; Loretta Bonamente, folignate inseritasi con vigore nel panorama delle attrici emergenti locali e Mauro Silvestrini, già diplomato alla scuola “Ottobre” diretta da Valeria Ciangottini, inesausto promotore e interprete di molte valide produzioni a Città di Castello. La scelta di tre attori umbri ovviamente non casuale né per scelta territoriale né per quella appartenenza al territorio che ha visto protagonista Perugina e le sue vicende. I tre personaggi sono: · un impiegato degli anni ’20, il periodo del primo boom · un’operaia degli anni ’50 · e un dirigente degli anni ’60 e ’70 che segue le ultime vicende dell’azienda La narrazione verrà intramezzata da brani musicali – composti ed eseguiti dal vivo dal brillante fisarmonicista Giacomo Tosti in arte Giacobazzi, interprete riconosciuto a livello nazionale – che come la Perugina attraversano il ‘900, capaci di interagire ed accompagnare le vicende evocate; e infine, a completare il progetto di messa in scena, una serie di videoproiezioni - appositamente prodotte per l’evento dal giovane video maker perugino Matteo Svolacchia, autore del recente corto “Effetti di un sogno interrotto” che ha riscosso molto interesse - nelle quali si alterna un serrato montaggio di interviste, immagini d’epoca e video originali appositamente forniti dall’Archivio Storico Buitoni Perugina. Insomma un grande racconto composto di “storie ufficiali” (a partire dal titolo stesso dello spettacolo, citazione del famosissimo concorso di figurine, un vero e proprio evento delle cronache del costume italiano) e di storie private, diciamo i retroscena, i dietro le quinte che rendono l’intera struttura drammaturgica più affascinante ed intrigante per il pubblico. Raccontare della Perugina non è solo parlare di significativi imprenditori locali, ma anche di stretta connessione con la politica e l’economia di Stato; significa anche parlare di una trasformazione che non è stata solo del padronato-famiglia, ma di tutto il modello industriale dell’azienda-famiglia per non disperdere la memoria e l’identità di generazioni di individui che si sono sentiti parte integrante di un’azienda che era anche il riflesso e l’immagine di un territorio. Alla produzione dello spettacolo hanno collaborato la Provincia di Perugia e il Circolo Dipendenti Perugina con il patrocinio di “Progetto Spettacolo Umbria” e della Regione dell’Umbria, del Comune di Perugia, dell’ISUC e dell’ICSIM. Il 30 novembre 2007 Perugina avrebbe compiuto 100 anni….. Il Feroce Saladino ovvero storia di una fabbrica di cioccolato: “ PERUGINA ” di Matteo Caccia con Loretta Bonamente, Francesco Moschini, Mauro Silvestrini Musica dal vivo Giacomo Tosti Giacobazzi Costumi Rosanna Imperiali Operatore di ripresa Fulvio Foglia Assistente regia video e grafica Luca Farinella Produzione e regia video Matteo Svolacchia Interviste a cura di Azzurra Fettucciari e Matteo Svolacchia Progetto e regia di Roberto Biselli Amministrazione Valentina Gianfranceschi Si ringrazia Circolo Dipendenti Perugina, l’Archivio Storico Buitoni-Perugina e tutti coloro che con le loro preziose testimonianze hanno contribuito alla realizzazione del progetto: Gianfranco Balucani, Alberto Barboni, Enzo Bartoccioli, Alfia Bazzurri,Carla Bistocchi, Franco Bistocchi, Bruno Buitoni, Franco Chiatti, Giancarlo Faina, Sergio Grassi, Umberto Loschi, Giuliano Mancinelli, Francesco Mandarini, Germano Marri, Giuseppe Mattioli, Nazareno Morarelli, Augusto Pampanelli, Franco Righetti, Saverio Ripa di Meana, Gianni Spagnoli, Concetta Spitale, Giusy Tirabossi, Luciana Valocchia, Italo Vinti, Stelio Zaganelli e… la Sig.ra Rossana Da fabbrica di cioccolato per confezioni di lusso a divisione dolciaria. Quasi un secolo di storia, il Ventesimo, raccontato attraverso il marchio Perugina. "Il Feroce Saladino", spettacolo-evento del Teatro di Sacco, al suo debutto al Teatro della Sapienza di Perugia è stato accolto a braccia aperte da una città a cui piace molto ricordare questa storia per i motivi che il regista Roberto Biselli ha saputo bene mettere sul palcoscenico: ogni famiglia ha un pezzo del proprio passato "là". Un passato non certo remoto, tanto che, a volte, diventa difficile per la regia storicizzare: le emozioni, come i sentimenti, scorrono fin troppo veloci dalla platea al palcoscenico e viceversa. Addirittura si arriva allo spiazzante effetto per cui i personaggi che appaiono sul video intervistati e chiamati a testimoniare passaggi chiave di questa epica vicenda, sono gli stessi seduti sulle poltrone del teatro. Lo spettacolo, dunque, è soprattutto un documentario. Il progetto, nato dalla voglia di ricordare, è stato costruito su oltre cento ore di interviste ai protagonisti: dalla famiglia Buitoni, agli ex dirigenti; dagli ex operai, agli ex sindacalisti. Tutto questo, unito a immagini d'epoca raccolte negli archivi Buitoni e Perugina e nelle cineteche Rai, è stato poi montato e proposto sulla scena in un video (di Matteo Svolacchia) a rafforzare una drammaturgia scritta per tre personaggi; dove nei panni del laborioso e volenteroso impiegato, anni Trenta, c'è Mauro Silvestrini, sottile e malinconico. Nel ruolo dell'operaia, ragazza battagliera che diventa prima sindacalista poi moglie del caporeparto sconfiggendo una lunga lista di pregiudizi, c'è Loretta Bonamente, gran voce, ritmo nel sangue e voglia di stare in palcoscenico. E Francesco Moschini, attore di classe che la Turrenetta ha reso popolare, è il dirigente anni Settanta, "attendentista e dietrologista". A loro sono affidati tre monologhi, meglio dei dialoghi con una fantomatica Rossana rispettivamente figlia dell'impegato, maestra dell'operaia e professoressa del dirigente, un alter ego a cui raccontare la propria "Perugina". Il testo di Matteo Caccia, attraverso gli attori, esprime con efficacia fatti e sentimenti condivisi da generazioni di umbri. Lo fanno, invece, le immagini che scorrono: i montaggi delle reclame con Vittorio Gassman; i frammenti di sketch con Frank Sinatra; gli spezzoni con Alida Valli; così come le interviste a Gianfranco Balucani, Germano Marri, Francesco Mandarini, Giancarlo Faina, Saverio Ripa di Meana e, naturalmente, a Bruno Buitoni. E non mancano le protagoniste femminili come Carla Bistocchi, Alfia Bazzurri e Luciana Valocchia. Il tutto, a conferire il vero senso dell'operazione storica e culturale che questo progetto meritava e si è meritato per la cura e l'interezza con cui è stato realizzato. Ciò che sta dietro, diventa protagonista e graffia. Colpiscono le rivelazioni "fuori dai denti" che i testimoni fanno al microfono: Giovanni Buitoni, personalità e carisma, mandato altrove in nome di un'internazionalizzazione mal calcolata; Enrico Cuccia, nella parole di Giancarlo Faina, diventa "Azzeccagarbugli" e Bruno Buitoni il "povero Renzo". Si dichiara con incisività che l'orario di lavoro era dalle 6 della mattina alle 8 di sera e la condizione della donna agli albori degli anni '50 in fabbrica era infamante. E non che sia migliorata poi, con un reparto "bomboneria" dove venivano raccolte le belle donne per deliziare dirigenti e impiegati dei piani alti. Tutto questo raccontano i personaggi creati da Caccia e Biselli, ma soprattutto testimonia chi c'era veramente. Al teatro resta la poesia dei cartigli dei Baci Perugina che hanno fatto la cultura di un'Italia sempliciotta e credulona. Che amava il Feroce Saldino. E le fabbriche che crescevano. Sabrina Busiri Vici dal Corriere dell'Umbria Martedì 7 Ottobre 2008 |