16/07/2024
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Corso Vannucci addio


                             

  Sarà il cattivo tempo, la pioggia e il freddo, un inverno che ci ha regalato poca tramontana e molta umidità, cambiano le stagioni che non sono più come quelle di una volta, e cambiano le abitudini delle persone, ma il fenomeno più vistoso di questi ultimi mesi è la desolazione che ha conquistato il luogo più amato dai perugini. Corso Vannucci è vuoto come un guscio vecchio, silenzioso e abbandonato, persino nei fine settimana, il sabato pomeriggio e la domenica mattina. E' scomparso il passeggio, solo gente frettolosa, qualche turista, avvocati con la loro borsa gonfia, studenti con la cartella vuota. Si tratta di un fenomeno passeggero come il tempo cattivo? forse, misteri della città. Con il sole torneranno i tavoli dei bar a occupare tutto lo spazio vuoto, del resto Corso Vannucci è da qualche tempo un ristorante all'aperto, al diavolo il passeggio. Dove vanno i perugini nelle ore libere?
  Secondo una ricerca che mette a confronto Perugia e Terni presentata dalla facoltà di scienze politiche a Terni, i perugini indicano come luogo preferito il centro storico molto più che i ternani. I dati si ribaltano quando si parla di periferie. I ternani le trovano attraenti molto più dei perugini. Questo dato si commenta da solo, basta guardarle, queste periferie, per capire le ragioni di una scelta. Quelle ternane, con qualche eccezione, sono quartieri, quelle perugine, con qualche eccezione, un insieme indefinito di case e di strade.
  Perché i perugini amano il centro storico, ma non lo abitano da tempo e sempre di meno lo frequentano? Perché ormai questa parte antica della città è solo un luogo della memoria e sempre meno del vissuto quotidiano. Chi rivendica la sua identità perugina deve farlo ritornando indietro nel tempo, quando abitava in qualche borgo del centro storico. Sono perugino perché sono nato a Porta Pesa. Oggi, quindi, non ci sono più perugini ma solo post perugini, sempre più lontani dal luogo dell'identità e sempre più persi nelle villette di Monte Malbe o nei condomini di San Sisto o Ponte San Giovanni. L'impegno non semplice della municipalità perugina è ora quello di operare non per costruire semplicemente nuove case ma per far crescere linfa sociale, luoghi di una nuova identità nella parte moderna di Perugia.
  Più complesso ancora è l'impegno per fermare il degrado sociale ed edilizio del centro storico. Intanto perché non esiste una idea condivisa sul che fare, intorno a quali valori operare. Non c'è un disegno, ma solo parole. Ogni tanto arriva qualche progetto, qualche idea che nega quella precedente. L'impressione è che non si creda che il centro storico possa farcela, che la sua crisi non sia più rimediabile. Al capezzale del grande ammalato si alternano medici armati solo di flebo inefficaci. L'altra settimana hanno deciso che non si possono più trasformare le cantine in abitazioni. L'hanno deciso con dieci anni di ritardo e quando ormai tutti i fondi del centro storico sono diventati monolocali. Il danno è già fatto ma almeno si mettono la coscienza in pace. Persino la più grande delle opere, il minimetrò, arriva in ritardo. Avrebbe avuto un senso dieci, quindici anni fa. Ma ora il centro non è più il centro di nulla. Pochi uffici, botteghe artigiane, negozi di una qualche originalità, cinema. Pizzerie, ecco, abbiamo molte pizzerie e birrerie e non mancano pub e persino qualche discoteca. Roba per il popolo della notte quando il trenino, tra l'altro, ha smesso di camminare dietro la sua lunga fune d'acciaio.
  Adesso, la più grande delle opere dovrebbe essere la costruzione di un centro commerciale all'interno ed accanto al vecchio mercato coperto, al Pincetto. Perché un centro commerciale? perché così la città antica potrà lanciare una sfida ai centri commerciali della periferia e, magari, riscattare la propria dignità offesa. I nostri medici, non solo hanno poche idee, ma anche discretamente confuse.
  In questo giornale, il sindaco della città ha parlato di calamite con le quali attrarre nuovi visitatori o forse, più propriamente, clienti. E' questa  la ricetta, le calamite. Non sarebbe più produttivo rilanciare una politica per la residenza, per la rinascita di luoghi produttivi compatibili con il centro storico, la riqualificazione della rete commerciale, isole pedonali, un progetto di recupero e riqualificazione dei cento vicoli dei borghi, l'arredo e il semplice decoro cittadino, percorsi permanenti di trekking urbano, la presenza significativa di facoltà universitarie che stanno invece, anch'esse, prendendo il volo?
  Da anni, gli amministratori che governano questa città, usano il vecchio linguaggio di chi ha camminato sempre lungo percorsi virtuosi, senza errori, in contrasto con le pigrizie mentali, le opposizioni preconcette dei predicatori di sventure. Un sindaco nuovo e giovane dovrebbe usare un altro linguaggio, guardare avanti. Altrimenti si dovrebbe ricordare la miopia di chi non ha voluto capire, senza dire una parola per anni, i gravi problemi dell'ordine pubblico, della diffusione della droga, la chiusura dei negozi storici e delle sale cinematografiche, il degrado urbano, la lenta ma costante disaffezione dei perugini per il loro luogo della memoria. Wladimiro Boccali, al quale tutti dobbiamo guardare con speranza, necessariamente, esca dalle sue stanze e chieda ai cittadini cosa pensano del centro storico, residenti o semplici passanti, o a chi da anni non va più da quelle parti, non solo per la consueta passeggiata del sabato sera lungo Corso Vannucci. Poi ci rifletta.

                                                                                                 renzo.massarelli@alice.it

(pubblicato sul Ciorriere dell'Umbria sabato 27 febbraio 2010) 
        



Renzo Massarelli

Inserito domenica 28 febbraio 2010


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Commenti

Nome: annamaria lattanzi
Commento: Caro sig. Renzo Massarelli, credo che lei abbia centrato con il suo bellissimo articolo il problema della fine del senso di identità di una città. Questa città non ha più l'identità, è solo un agglomerato di edifici delimitate da centri commerciali. Il danno è fatto, è divenuta triste, sopratttutto di notte, la causa? la causa vera si cela nella chiusura, anzi nella rigidità di schemi legati al profitto. Non se ne esce se non cambiamo tutti, dentro al cuore annebbiato dalla volontà di potere e di denaro... non esiste più la sinistra, ma il principio del guadagno della richezza egoistica e del potere altrettanto egoistico. Ci sono parole per esprimere il senso di identità non strumentalizzato dal mercato..? Forse le associazioni di volontariato potrebbero contribuire a cambiare con la partecipazione ad un nuovo modello. Associazioni di cittadini che organizzino feste, sagre di città, pulizia dalle deturpazioni di scritte ... ma queste associazioni esistono? solo volti tesi, fretta e apura la sera in quei vicoli desolati da città fantasma. Credo che a perugia qualche regista potrebbe girare un bel giallo. Non manca la scenografia. Lo intitolerei: Il ratto

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