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Questione termovalorizzatore: che intenzioni hanno le candidate alla presidenza regionale Umbra?
Questione termovalorizzatore: che intenzioni hanno le candidate alla presidenza regionale Umbra?
Comunicato stampa
La candidata PD alla presidenza della regione Umbria Catiuscia Marini ha appena iniziato la sua campagna elettorale con l’annuncio di uno sviluppo regionale in chiave “green”. Tuttavia, malgrado le sue intenzioni, pesa sul futuro dell’Umbria la decisione tutt’altro che “green” di realizzare il cosiddetto termovalorizzatore. Decisione presa dal Consiglio Regionale uscente e questione che i candidati di oggi sembrano evitare, ben sapendo che la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard, "Non nel mio cortile") potrebbe influenzare negativamente l’esito elettorale.
L’effettiva utilità del termovalorizzatore, che promette l’eliminazione dei rifiuti con produzione di energia elettrica, è stata recentemente messa in discussione dalle seguenti considerazioni:
1) L’energia contenuta nei rifiuti è solo una piccolissima parte di quella che impiegata per fabbricarli. Infatti essi sono stati prodotti trasformando materie prime faticosamente estratte dalla terra con processi che comportano un notevole consumo di energia nonché un certo grado di inquinamento.
2) I rifiuti sono pessimi combustibili. Per facilitare il loro incenerimento devono essere miscelati con combustibili di origine fossile. Anche coi più moderni termovalorizzatori si riesce a recuperare solo il 19-27% dell’energia in essi contenuta.
3) l’incenerimento comporta comunque la necessità di affrontare seri problemi come lo smaltimento degli inerti non combustibili (discarica?), l’emissione di sostanze tossiche (diossine, ossidi di azoto, PM10 ecc) a cui si aggiunge l’emissione inevitabile di gas serra (CO2).
Diversamente, con una oculata produzione dei beni industriali e con un piccolo investimento nel riciclo, i rifiuti possono essere trasformati in prodotti che ne mantengono a lungo il valore energetico originario, come ad esempio fertilizzanti, inerti per l’edilizia, materiali plastici, coibentanti, imballaggi, biogas ecc, evitando così anche tanti rischi e problemi alla salute umana.
Sarà forse per queste considerazioni che metropoli come la statunitense San Francisco (un milione di abitanti) ha adottato il programma “Rifiuti Zero entro il 2020” puntando ad una efficiente raccolta differenziata e relativo riciclo anche incentivando le industrie a produrre beni dal facile riutilizzo e ad usare imballaggi non compositi. La pensano così gli amministratori della metropoli brasiliana Curitiba, (due milioni di abitanti), emblema mondiale della città ecologica, che differenzia e avvia al riciclo il 96% dei rifiuti. La pensano così gli amministratori di città europee come Amsterdam, Oslo, Madrid, Amburgo, Stoccolma i quali hanno avviato programmi virtuosi che puntano a risolvere il problema dei rifiuti con il loro riciclo piuttosto che al loro incenerimento “termovalorizzato”.
Come mai l'Umbria, cuore verde d’Italia, con solo 800 mila abitanti, sta per intraprendere la strada del termovalorizzatore? Cos’hanno da dire in merito le candidate alla guida delle regione Umbria? La solita storia del “treno lanciato in corsa” che non può essere fermato?