Home >>
Dibattito sul Mercato coperto: non ne facciamo un battibecco
Dibattito sul Mercato coperto: non ne facciamo un battibecco
Evitiamo di cadere nella trappola della personalizzazione - specie ora che qualcosa sembra muoversi
Al dibattito sul mercato e il suo futuro, nel contesto del centro storico e di tutta la città, hanno partecipato centinaia di persone, sia negli incontri pubblici che sulla stampa, nei siti e nei blog, su Facebook e nelle sedi istituzionali: è una ricchezza di cultura e di democrazia che ora sembra dissiparsi per una serie di cadute di stile che, con tutta evidenza, puntano a personalizzare il dibattito e a farne una questione di antipatie e ripicche. La storia non è nuova, ma in questi giorni ha preso un andamento preoccupante: l'ingegner Monaldi, sulla "Nazione", ha detto che Italia nostra (quando parla di una escavazione di 87 mila metri cubi al Pincetto) dà i numeri per il lotto; al che, l'avv. Barelli (presidente di Italia nostra di Perugia) ha risposto invitando il sindaco a rimuovere l'ingegnere dal suo incarico; e infine il sindaco, Wladimiro Boccali, ha respinto l'invito dicendo che "Prima di accusare queste persone, sarebbe bene sciacquarsi la bocca non una ma cento volte". Il livello del linguaggio rispecchia un livello dello scontro che si preferisce spostare da quello del confronto pubblico a quello della contrapposizione privata e personalistica: in questo modo si perde il senso di una discussione che invece è stata ed è finora appassionata e aperta, capace di ritrovare nella storia e nella cultura cittadina le ragioni su cui fondare gli interventi e le decisioni. La personalizzazione è negativa soprattutto in questo momento, in cui la Conferenza di servizio sembra aprire nuovi scenari: in particolare, la posizione delle Soprintendenze e della Direzione regionale dei Beni culturali rimette in discussione vari aspetto del progetto, dall'escavazione del Pincetto (su cui chiede garanzie) alla destinazione dei locali del Mercato coperto. La conferenza dei servizi continuerà i suoi lavori a marzo; è probabile però che alla fine ci sarà bisogno di una rilettura del progetto, di qualche modifica o ridimensionamento: dunque il lavoro da fare è quello di mantenere aperto il dibattito, di continuare a spingere per una soluzione che restituisca al Mercato coperto le funzioni storiche che gli sono proprie, e che servono alla città. Ricordo quali sono, a mio parere, a partire dalla "vocazione del luogo": - chilometri zero, cioè il commercio di prodotti locali, soprattutto agricoli, ma anche artigianali di pregio, direttamente dal produttore al consumatore (saltando la catena della grande distribuzione); - il biologico, cioè il commercio di ortofrutta e alimentari (anch'essi locali e tipici) prodotti con metodo biologico; - le relazioni e lo scambio interpersonale; - la cultura. Se per questo è necessario un grande impegno pubblico, ebbene parliamone: anche i risultati e i vantaggi pubblici potranno essere altettanto grandi. Le proposte dei privati, invece, non sembrano avere futuro.