14/08/2024
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Far circolare meno auto non è difficile. Ma in questo caso c'è la volontà di farlo?
La negatività del modello di mobilità incentrata sull'uso dell'auto



Ci mancavano anche gli autovelox sul tratto urbano del raccordo Perugia-Bettolle e della E 45: dopo le strisce blu, l'aumento dei parcheggi della Sipa, le domeniche e lunedi a targhe alterne (senza dimenticare i T-red), ecco un altro spietato attacco al popolo degli automobilisti. E subito le associazioni dei consumatori che si dichiarano pronte ad intraprendere l'ennesima battaglia a favore del cittadino vessato, tradito, trascurato. Chi protesta esprime un punto di vista legittimo, ma pur sempre un punto di vista, che è poi quello di chi ritiene essere l'automobile quasi un'appendice del corpo, sulla quale - per giunta - deve essere misurato il grado di libertà e di realizzazione di ciascuno.
Nessuno mai in qesta regione e nel suo capoluogo si è presa la briga di mettere in evidenza, di comunicare, la negatività del modello di mobilità incentrata sull'uso dell'auto: non solo dal punto di vista ambientale (con i blocchi per gli sforamenti da polveri sottili d'inverno, e ozono d'estate ormai conviviamo) e per la salute (per le patologie legate agli inquinamenti, e per quelle conseguenti alla sedentarietà indotta dall'auto), ma anche da quello weconomico (con il 19 per cento l'auto è la seconda voce di spesa delle famiglie in Umbria).
Nessuno nega che vi siano situazioni in cui l'auto è indispensabile, ma certamente non lo è sempre.
Noi comunque viviamo come se l'auto, la nostra auto, sia sempre e comunque indispensabile (il 60 per cento degli spostamenti urbani in auto è inferiore agli ottocento metri).
Metter per strada meno auto significa avere più parcheggi, e se la domanda di parcheggi diminuisce è evidente che diminuiranno anche le tariffe.
Ma metter per strada meno auto non è poi così difficile: basterebbe utilizzare nei percorsi casa-lavoro, casa-scuola la stessa auto in più persone (altrove si chiama car pooling), oppure condidere la stessa autro utilizzandola quando serve senza doverla comperare e matenere (auto condivisa o car sharing, diffusissima in Italia, ma assente a Perugia e in Umbria), recuperare pedonalità e ciclabiolità (a proposito, dove sono finite le opere ancillari del minimetrò? Piste ciclabili e strade pedonali di penetrazione nei quartieri che ne ampliavano il bacino di utenza; e - poi - più di metà di Perugia non è quella dei Ponti o di pianura?), i percorsi sicuri casa-scuola, mettere in relazione tutto ciò con un trasporto pubblico su gomma e su ferro, che vanno sicuramente potenziati, ma la cuii offerta già oggi non è trascurabile (anche se "asistemica").
Nello stesso tempo, affermare una gerarchia tra le strade in relazione al diverso uso, con interventi costruttivi di regolazione del traffico, con "zone 30" e "aree residenziali", tenendo separati gli spazi per le persone da quelli per l'automobile, nella prospettiva della costruzione di un sistema di mobilità sostenibile.
Come se fossimo in Europa, insomma.
E poi se andassimo meno in auto forse avremo la percezione di essere meno vessati. Perché alla fine siamo vessati da noi stessi.

 (da La Nazione del 25 febbraio 2010)



Angelo Velatta

Inserito giovedì 25 febbraio 2010


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Commenti

Nome: Antonietta
Commento: Sono d'accordo, però la volontà non può essere solo quella del singolo cittadino: ci vuole davvero la volontà di chi amministra, e invece non su capisce che cosa vogliono fare.

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