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Far circolare meno auto non è difficile. Ma in questo caso c'è la volontà di farlo?
Far circolare meno auto non è difficile. Ma in questo caso c'è la volontà di farlo?
La negatività del modello di mobilità incentrata sull'uso dell'auto
Ci mancavano anche gli autovelox sul tratto urbano del raccordo Perugia-Bettolle e della E 45: dopo le strisce blu, l'aumento dei parcheggi della Sipa, le domeniche e lunedi a targhe alterne (senza dimenticare i T-red), ecco un altro spietato attacco al popolo degli automobilisti. E subito le associazioni dei consumatori che si dichiarano pronte ad intraprendere l'ennesima battaglia a favore del cittadino vessato, tradito, trascurato. Chi protesta esprime un punto di vista legittimo, ma pur sempre un punto di vista, che è poi quello di chi ritiene essere l'automobile quasi un'appendice del corpo, sulla quale - per giunta - deve essere misurato il grado di libertà e di realizzazione di ciascuno. Nessuno mai in qesta regione e nel suo capoluogo si è presa la briga di mettere in evidenza, di comunicare, la negatività del modello di mobilità incentrata sull'uso dell'auto: non solo dal punto di vista ambientale (con i blocchi per gli sforamenti da polveri sottili d'inverno, e ozono d'estate ormai conviviamo) e per la salute (per le patologie legate agli inquinamenti, e per quelle conseguenti alla sedentarietà indotta dall'auto), ma anche da quello weconomico (con il 19 per cento l'auto è la seconda voce di spesa delle famiglie in Umbria). Nessuno nega che vi siano situazioni in cui l'auto è indispensabile, ma certamente non lo è sempre. Noi comunque viviamo come se l'auto, la nostra auto, sia sempre e comunque indispensabile (il 60 per cento degli spostamenti urbani in auto è inferiore agli ottocento metri). Metter per strada meno auto significa avere più parcheggi, e se la domanda di parcheggi diminuisce è evidente che diminuiranno anche le tariffe. Ma metter per strada meno auto non è poi così difficile: basterebbe utilizzare nei percorsi casa-lavoro, casa-scuola la stessa auto in più persone (altrove si chiama car pooling), oppure condidere la stessa autro utilizzandola quando serve senza doverla comperare e matenere (auto condivisa o car sharing, diffusissima in Italia, ma assente a Perugia e in Umbria), recuperare pedonalità e ciclabiolità (a proposito, dove sono finite le opere ancillari del minimetrò? Piste ciclabili e strade pedonali di penetrazione nei quartieri che ne ampliavano il bacino di utenza; e - poi - più di metà di Perugia non è quella dei Ponti o di pianura?), i percorsi sicuri casa-scuola, mettere in relazione tutto ciò con un trasporto pubblico su gomma e su ferro, che vanno sicuramente potenziati, ma la cuii offerta già oggi non è trascurabile (anche se "asistemica"). Nello stesso tempo, affermare una gerarchia tra le strade in relazione al diverso uso, con interventi costruttivi di regolazione del traffico, con "zone 30" e "aree residenziali", tenendo separati gli spazi per le persone da quelli per l'automobile, nella prospettiva della costruzione di un sistema di mobilità sostenibile. Come se fossimo in Europa, insomma. E poi se andassimo meno in auto forse avremo la percezione di essere meno vessati. Perché alla fine siamo vessati da noi stessi.
Nome: Antonietta Commento: Sono d'accordo, però la volontà non può essere solo quella del singolo cittadino: ci vuole davvero la volontà di chi amministra, e invece non su capisce che cosa vogliono fare.