Antognolla o l'acqua pubblica?
E l’acqua in salita c’è andata...
COMUNICATO STAMPA
L’8 febbraio il consiglio comunale discuteva la proposta, di iniziativa popolare, di inserire nello statuto comunale tre articoli che affermassero l’importanza dell’acqua come diritto e bene pubblico, quindi privo di rilevanza economica. Un po’ il contrario di quanto ha fatto poco tempo fa il governo nazionale. Ci vuole coraggio a sostenere posizioni contrarie a quelle del governo nazionale. Ma prima di quel punto all’ordine del giorno ce n’era un altro molto controverso da anni. Antognolla con i suoi campi da golf, il suo resort, la sua beauty farm, i suoi volumi eccessivi. Sono anni che va avanti e indietro questa pratica negli uffici urbanistici del comune, nel frattempo è cambiata la proprietà e anche le giunta. Condizioni necessarie, evidentemente, soprattutto la prima perché la seconda conferma la linea politica precedente, affinché la “pratica” fosse approvata. Così è cominciato il consiglio comunale e i numerosi cittadini presenti, perché interessati all’acqua, hanno dovuto ascoltare tutta la inutile retorica politica sul numero dei posti di lavoro promessi, miraggio e ricatto sempre buono dietro al quale nascondere, per esempio, il mostro di cemento già costruito dalla precedente proprietà. Gli interventi si sono susseguiti tra banalità e amenità, ma il vero mostro è stato il parere tecnico favorevole già acquisito che permette di opporre al pregio del castello di Antognolla, in zona vincolata di alto pregio paesaggistico, lo sfregio della imponente volumetria di cemento per niente mitigata come si vede dalla foto. Alla faccia della tutela paesaggistica, del cono visivo e di tutte queste fantasiose invenzioni legislative puntualmente bypassate dalla potenza economica capace di far andare l’acqua in salita. E l’acqua in salita c’è andata perché la proposta di inserire gli articoli nello statuto è stata bocciata mentre l’affare Antognolla è stato promosso. Cemento privato batte acqua pubblica 1-0.