16/07/2024
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LA CITTA' DEL SILENZIO
dal Corriere dell'Umbria del 30 gennaio                                 

  Perugia per D'Annunzio era la città del silenzio, per Marinetti e il suo movimento futurista una città-museo da recintare e abbandonare per dar vita a un'altra città più in basso, nella valle del Tevere. In qualche modo, i nostri contemporanei li hanno presi sul serio andando ben oltre il Tevere. Con Corciano e Magione siamo già al Trasimeno. Sulla questione della città-museo non c'è ancora una idea precisa. La discussione è in corso.  Per ciò che riguarda D'Annunzio, anche lui qualche ragione potrebbe prendersela. Non siamo ancora la città del silenzio? Prendiamo l'ultima novità del nostro almanacco cittadino, questo grande progetto della piazza ipogea e della galleria di via Mazzini. Non parla nessuno, a parte qualche povero suonatore di piffero sempre pronto a inchinarsi di fonte ai signori della Corte, neppure i rari abitanti di una via che sarebbero condannati a non vedere più il sole. Possibile che, di fronte ad un progetto che cambia radicalmente il volto dell'acropoli perugina, non si trovi qualcuno che abbia qualcosa da dire? o solo pochi ingenui hanno preso sul serio questa avventura da dieci milioni di euro o vuol dire che siamo arrivati alla fine della corsa. Perugia governata "a popolo e libertà" nei secoli della sua civiltà più alta, guarda i traffici delle solite quattro consorterie locali e, rassegnata, aspetta.
  Aspettano la maggioranza e la minoranza a Palazzo dei Priori, unite nella sublime strategia dello star fermi e silenti per non favorire il nemico.
 La storia, almeno questo, è nota. In un freddo pomeriggio d'inverno alcune importanti istituzioni cittadine si riuniscono per illustrare ad un pubblico selezionato, senza inviti per la stampa e chissà per quanti altri esponenti di ciò che resta dell'opinione pubblica cittadina, il grande progetto "per la Perugia del terzo millennio". La Fondazione Cassa di Risparmio sostiene l'iniziativa, la onnipresente Nova Oberdan cofinanzia, la Camera di Commercio contribuisce. Poi c'è il dipartimento di ingegneria dell'Università che progetta, insieme a tecnici del Comune e a un grande architetto viennese. Il Sindaco assicura una presenza discreta e interessata. Il lavoro, quello sulla carta, insomma tutto il progetto, è di alto impegno, non ci hanno fatto mancare nulla. Tutto è chiaro e non sembra proprio uno scherzo, quindi la cosa va presa per quello che è, e cioè una proposta seria e impegnativa. Già, ma allora chi decide? e chi ha deciso di decidere, e cioè di mettere davanti agli occhi inconsapevoli di una città un progetto così importante? Questo è il primo problema. Lasciamo stare ora il popolo e la libertà, antico precetto caro a Aldo Capitini e Walter Binni, e la democrazia dal basso, ma le istituzioni non possono far la figura degli invitati di pietra, dei fattorini che mettono il bollo. Quando si trattò di modificare, tanto per dire, l'assetto del parcheggio di viale Pellini ci furono all'inizio forti opposizioni, non solo da parte dei residenti di quella parte della città. Poi il Comune decise per un concorso e poi ancora i progetti furono esposti nell'atrio di Palazzo dei Priori e i cittadini invitati ad esprimere le proprie preferenza. Ci fu un vincitore, anche se questo progetto è rimasto, in attesa di tempi migliori, nei cassetti del Comune. Questo ai tempi dell' amministrazione Locchi, con il giovane assessore Boccali.
  Quando negli anni settanta si pose il problema del restauro del Grifo e del Leone e poi della loro ricollocazione sulla facciata del Palazzo dei Priori, lo scontro fu feroce. Togliere gli originali e sostituirli con delle copie o, al contrario, ricollocare al loro posto i due vecchi esemplari? Il dibattito che ne seguì fu all'altezza della storia di questa città, con al centro il combattivo e indimenticabile Giacomo Santucci. Sul confronto delle idee e delle diverse sensibilità culturali la comunità è cresciuta e tutti siamo più adulti e consapevoli di fronte alle domande della storia.
  Se non ci fosse stata la mobilitazione degli abitanti di via dei Filosofi, sempre nei frizzanti anni settanta, oggi avremmo un parco in meno, quello di Sant'Anna, il più accogliente che c'è ancora oggi a Perugia, ed una assurda strada in più lungo il fosso, destinata poi a spegnersi un poco più in alto senza aver risolto un bel nulla del traffico cittadino. Il confronto aiuta, ed anche il senso critico, quando non è preconcetto o frutto di interessi di parte. Questo è ciò che dovrebbe fare la cosiddetta società civile, parlare, farsi sentire, contrapporsi quando è giusto e necessario.
  Tutto questo per tornare alla questione del metodo che ha accompagnato il fantastico progetto di Piazza Matteotti e dintorni. Per quanto riguarda il merito siamo sempre lì. Continuiamo a girare attorno al Minimetrò, alla sua stazione di arrivo e ai suoi scarsi utenti. E' così che nasce il progetto del supermercato al Pincetto e poi la piazza ipogea e poi la via al coperto. Un progetto tira l'altro e tutto dovrebbe servire a rendere più attrattivo il trenino, a smuovere l'apatia dei potenziali passeggeri. E il centro storico? Il centro storico è lì, come un bel palcoscenico. Il compito dei nostri ingegneri è progettare quinte e fondali. Dunque, è qui la festa. Il minimetrò non aspetta altro. Dobbiamo stupire gli spettatori, altrimenti, quelli, non comprano il biglietto. C'è chi continua a lamentarsi perché tutte queste chiacchiere  non portano mai a nessuna conclusione, ad una proposta unitaria e coerente per il centro storico e il suo futuro. Non c'è per chi non la vuol vedere. In realtà c'è. C'è, c'è...

                                                  

       

 


Renzo Massarelli

Inserito mercoledì 3 febbraio 2010


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