16/07/2024
direttore Renzo Zuccherini

Home >> A proposito dei danni delle piene del Tevere

A proposito dei danni delle piene del Tevere
Comitato Mulini di Fortebraccio - Comunicato stampa

      

Sul Corriere dell'Umbria del 3 novembre scorso la consigliera comunale Patrizia Cavalaglio ha denunciato l'incapacità delle Amministrazioni locali di dare adeguata soluzione all'annoso problema degli allagamenti di Pontevalleceppi e Ponte Felcino in corrispondenza delle piene del Tevere. Abbiamo aderito con comunicato stampa che peraltro è stato completamente stravolto nell'articolo del l'8 dicembre (tanto c'è voluto per un'informazione impropria!). Poi è arrivata la piena e si è verificato uno strano fenomeno: la consigliera, il PD locale e poi quello provinciale si fanno paladini della messa in sicurezza del paese, e fin qui cosa egregia, ma con due curiosità: si mettono insieme interventi  per  fognature e fossi con l'ipotesi di argine che nella realtà affrontano problematiche diverse e ognuno afferma  che se fino ad ora le amministrazioni preposte non hanno fatto nulla dopo decenni di denunce pubbliche, la colpa è del Comitato e delle Associazioni.  Cercano di farci diventare capro espiatorio di tutti i dissesti e degrado del territorio e di tutte le inadempienze.

Non ci stiamo.
1. noi non abbiamo impugnato nessun atto relativo al progetto dell'argine della Provincia. Abbiamo presentato delle osservazioni entro la procedura partecipativa della Valutazione d'impatto ambientale di competenza della Regione. Abbiamo fatto lo sforzo di entrare nel merito, di studiare il progetto, per capire  cosa sarebbe successo nel nostro territorio. Non ci risulta che altri l'abbiano fatto, chi sbraita sui giornali  si limita a dividere tra chi vuole l'argine e chi non lo vuole. Costa meno fatica.  Evidentemente non solo per noi il progetto  era inaccettabile visto che la Regione lo ha restituito  alla Provincia.
2. Le nostre osservazioni hanno evidenziato principalmente 4 aspetti:
a) abbiamo ribadito la richiesta del 2003 di affrontare la riduzione del rischio in modo integrato e coordinato tra aspetti idraulici, ambientali, paesaggistici, urbanistici e tra amministrazioni, secondo gli intenti enunciati dalla stessa regione nel Progetto Tevere, per garantire un esito  migliorativo rispetto all'attuale;
b) richiesta di priorità d'intervento sui fossi e scarichi, vera causa dei danni entro l'abitato, di cui il progetto non si fa carico e che con l'argine vedrebbe aumentare i danni dentro il paese;
c) richiesta di adempiere alla norma che prevede di individuare almeno tre soluzioni differenti, tra cui l'ipotesi senza intervento e valutarne scientificamente costi e benefici per scegliere oculatamente. In più abbiamo fatto rilievi specifici al progetto che secondo noi, vista la manualistica, non risponde neppure alle buone pratiche idrauliche e tanto meno alla qualità paesaggistica. In particolare, laddove venisse confermata la necessità di arginatura, abbiamo proposto di arretrarla il più possibile dalla sponda e di farla con una base molto ampia così da trasformare le scarpate in leggeri pendii e salvaguardare la vegetazione ripariale;
d) abbiamo segnalato che la norma del Piano di Bacino prevede che nel caso di ampliamento degli interventi di arginatura oltre l'area classificata a rischio, al fine di includere aree di pertinenza fluviale da urbanizzare, ammesso che la stessa Autorità dia il consenso, sarebbero comunque urbanizzazioni primarie e come tali a carico dei privati.
3. Vogliamo ribadire che l'interesse di pochi per urbanizzare aree nella pertinenza fluviale, non può prevalere sull'interesse generale di avere il miglior esito idraulico, paesaggistico e ambientale: se tutti sui fiumi si comportassero così che fine fanno i fiumi? Quali disastri si preannunciano?  Così come il costo dell'esproprio di pochi metri di terra dei frontisti non può condannarci ad un fiume intubato: basta rinunciare anche ad una sola rotonda ultra milionaria per poter fare le cose per bene. Infatti, per realizzare tutto l'argine di un km e mezzo è stato stanziato 1 milione 200mila € dallo Stato. Regione, Provincia, Comune: zero€. Per i fossi e scarichi negli ultimi dieci anni: zero€. Però il Comune di Perugia nel 2010 per una rotonda a S.Marco e una a Prepo ha stanziato più di 2milioni 300mila€ : i soldi ci sono, tutto dipende dalle priorità. Come disse l'ex sindaco Locchi in un incontro parapubblico nella sede del PD a Pontevalleceppi, “effettivamente negli ultimi dieci anni il comune ha trascurato questa zona: doveva fare grandi opere altrove: minimetrò, biblioteca e teatro a S.Sisto, rotonde” (infestanti) , ecc. In realtà non lo ha trascurato, ha provveduto ad aumentare il degrado con maxi ampliamenti delle aree industriali, realizzazioni di fantomatici Parchi attrezzati e privati che hanno ridotto un paesaggio agrario e collinare di grande pregio ad una periferiaccia. Non vorremmo si fosse aperto un nuovo decennio d'incuria e cementificazione identico al precedente.

Piuttosto bisogna chiedere conto alle Amministrazioni preposte del perché di tante gravi inadempienze: i cittadini potrebbero chiedere che i responsabili  gli paghino i danni.   Insistiamo: possibile che il Comune trovi milioni di euro  per realizzare rotonde con relative aiuole o fontane o sculture e relativa manutenzione, e non abbia trovato una lira e poi un euro in dieci anni per mettere mano al sistema dei fossi e alla rete fognaria e relativo depuratore?

Noi abbiamo fatto richiesta formale alla Regione d'informazioni  e di promuovere la consultazione mediante inchiesta pubblica prevista dalla legge  per un contraddittorio tra le parti: la cittadinanza ha o no diritto di conoscere cosa e come si intende realizzare nel proprio territorio? Invitiamo   la  consigliera Cavalaglio, il PD a tutti i livelli  e tutti i cittadini, associazioni, forze politiche  a rivendicare tale confronto, e a pretendere che il Tevere di Pontevalleceppi (ma non solo) sia a pieno titolo ricompreso in progetti di qualità, come peraltro enunciato nei piani e programmi regionali.

Il Comitato Mulini di Fortebraccio

Perugia, 21/01/2010

I fatti:
 il progetto del 2003 è stato respinto da un'affollatissima assemblea che ha evidenziato le enormi carenze del progetto e messo in primo piano invece la pericolosità del sistema dei fossi e fognario. Si è richiesto di valutare  modalità alternative di riduzione del rischio e comunque dare priorità alla qualità paesaggistico ambientale piuttosto che alla realizzazione di nuove aree edificabili.
 Sono passati 4 anni prima che la Provincia ripresentasse un progetto. Cosa è stato fatto nel frattempo? Nulla, i fossi e le fognature continuano a rigurgitare ancora oggi.
 A maggio del 2007 la Provincia avvia la procedura di VIA presso la Regione. Le associazioni rilevano inadempienze partecipative e chiedono ripubblicazione dell'avviso e il coinvolgimento nel procedimento;
 a dicembre 2007 la Provincia ripubblica il progetto: perché ha aspettato sette mesi? Naturalmente non siamo stati avvisati come da richiesta e da Direttiva CE
 Il nuovo progetto del 2007 non comprende il progetto di sistemazione dei fossi e fognario: non è di competenza! Perché la Regione o la Provincia o il Comune non hanno promosso un progetto integrato, un accordo di programma per progettare una cosa decente?
 A distanza di due anni pare che la Provincia abbia ripresentato un progetto e dalla stampa apprendiamo con modifiche marginali (altrimenti avrebbero dovuto ripubblicarlo): se sono marginali perché ci sono voluti due anni? Se sono marginali temiamo che i risultati siano sconfortanti.
 Comunque  dal 2003 non è più stato illustrato nessun progetto alla cittadinanza.




Inserito sabato 23 gennaio 2010


Redazione "La Tramontana"- e-mail info@latramontanaperugia.it
Sei la visitatrice / il visitatore n: 7121480