16/07/2024
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Luca Telese: Qualcuno era comunista
Giovedi' 28 gennaio


 alle ore 17.00 presso la sala  della partecipazione del Consiglio Regionale dell' Umbria,

Luca Telese 

presenterà il libro "Qualcuno era comunista - Dalla caduta del muro alla fine del PCI, come i comunisti italiani sono diventati ex e post".
 
Introduce Oliviero Dottorini.

Siete invitati a partecipare e ad estendere l' invito a tutti coloro che riterrete possano essere interessati.

Un caro saluto

Daniela Chiavarini

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Luca Telese
QUALCUNO ERA COMUNISTA
Sperling & Kupfer
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9 novembre 1989: crolla il Muro di Berlino, finisce un mondo. Pochi 
giorni dopo, il segretario del PCI Achille Occhetto pronuncia, davanti 
ai partigiani della Bolognina, parole destinate a cambiare per sempre 
la politica italiana. È l' atto iniziale della fine del più importante 
partito comunista d' Occidente. Nei quindici mesi successivi, fino al 
congresso conclusivo di Rimini del febbraio 1991, la dissoluzione del 
grande partito di massa si trasformerà in una vicenda intricata e 
piena di colpi di scena, che assumerà via via toni epici, tragici, a 
tratti farseschi. Qualcuno era comunista, come un romanzo corale, 
racconta questa storia e i suoi primattori: da Occhetto, il leader 
neoromantico, arruffato ed emotivo, al suo gelido alter ego Massimo 
D'Alema; da Pietro Ingrao, il visionario che voleva la luna, al 
granitico e «britannico» Giorgio Napolitano. Ma la ricostruzione della 
Svolta (come fu battezzato il trapasso del PCI) è anche una vicenda di 
popolo, l' ultima storia comunista d'Italia. Intreccia percorsi di vita 
quasi simbolici come quello del meccanico di Berlinguer, del compagno 
che rubò il ritratto di Stalin, del grafico che inventò la Quercia o 
dell' interprete che traduceva gli strappi berlingueriani per il 
Cremlino. Punteggiato dalle testimonianze dei protagonisti di allora e 
dal controcanto del più geniale prodotto della satira nostrana ( il 
Cuore di Michele Serra ) questo libro svela in cosa consisteva la 
«diversità» del comunismo italiano, raccontando proprio il momento in 
cui i suoi valori si avviavano verso un turbolento e, per certi versi, 
incredibile epilogo. Ma c' è un altro motivo per cui rievocare il 
terremoto del 1989, vent' anni dopo, ha un senso profondo. Quella 
storia, infatti, non è finita. Ha lasciato in eredità una sinistra 
senza identità, incapace di vincere, una classe dirigente bloccata 
dagli stessi ex quarantenni che pretendevano il ricambio generazionale 
due decenni prima, un partito che ha mutato nome quattro volte, senza 
mai cambiare facce. Forse perché, ancora oggi, su tutti i reduci di 
quella vicenda pesa, come una maledizione, il marchio della Bolognina, 
della Svolta incompiuta, che li ha resi «post» o «ex» comunisti senza 
mai riuscire a trasformarli in qualcosa di nuovo.


Luca Telese scrive oggi per "il Fatto Quotidiano" ed è autore di altri 
tre libri: "La lunga Marcia di Sergio Cofferati" (Sperling & Kupfer 
2003), "Lula! Storia dell' uomo che vuole cambiare il Brasile e il 
mondo" (con Oliviero Dottorini  Castelvecchi 2003) e "Cuori neri" 
(Sperling & Kupfer 2006). Sempre per la Sperling cura la  collana "Le 
radici del presente", che si occupa di raccontare il passato prossimo 
dell' Italia, quello che per i giornali è vecchio, per i libri di 
storia è prematuro e per noi è interessante.




Inserito sabato 23 gennaio 2010


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