Un articolo di Sandro Allegrini aveva lanciato l'allarme: le celebri macchine litografiche di Brenno Tilli, piccolo monumento dell'arte tipografica ciattadina, in attesa di una sistemazione definitiva sono state portate in un deposito all'aperto, sulla terra, in mezzo alle erbacce.
Poi è venuta la precisazione: le macchine, che erano state depositate presso la chiesa di San Francesco al Prato, a causa dei lavori su tale struttura sono state trasferite nell'attuale "sistemazione", che tuttavia ha carattere provvisorio in quanto è prevista la loro collocazione presso istituzioni cittadine, come l'Istituto d'arte.
Non è però dato sapere quanto dovrà ancora durare questa provvisorietà.
Sull'argomento è intervenuto, sul Corriere dell'Umbria di oggi 15 gennaio, Franco Bozzi, con un lungo, appassionato e un po' sconsolato articolo: "Più rispetto per Brenno Tilli", in cui ricollega la vicenda della trascuratezza della città per le macchine di Tilli a una deriva di presunta "modernizzazione" che, nel "tripudio di affaristi, speculatori, pubblicitari, che si prefiggono come mezzo la rapidità del passaggio, come scopo la compravendita e il profitto, come risultato ultimo la riduzione del cittadino a consumatore", fa diventare la città "incapace di riconoscersi nei personaggi, grandi e piccoli, che ne hanno lentamente plasmato l'identità". E' una città ormai "abbacinata da uffici pubblici che paiono esempi di edilizia carceraria, da multisale che svuotano i teatri storici, da centri commerciali che inaridiscono la funzione della piazza".
Il tema rimane dunque d'attualità; un'altra occasione per riparlarne sarà la serata che l'Accademia del Donca ha dedicato al tipografo libertario, lunedi 25 gennaio alle ore 17 presso il teatro Morlacchi, con le testimonianze del senatore Raffaele Rossi, di Renzo Zuccherini e Benedetta Pierini (autrice del volume "Una famiglia di litografi a Perugia: da Girolamo a Brenno Tilli tra Otto e Novecento").