Il Tevere esonda
Le responsabilità vanno ricercate nell’azione di chi continua a considerare il fiume un soggetto da occupare, rapinare, isolare, avvelenare
(foto della campagna tra S. Martino e Torgiano)
Le esondazioni del Tevere in questi ultimi giorni ripropongono una approfondita riflessione su quanto sia fragile l’equilibrio idro-geologico del nostro territorio, così come Legambiente nazionale continua a denunciare sullo specifico dossier annuale in cui risulta che tutti i 92 comuni umbri sono a rischio. E la causa non va certo ricercata nelle “intemperanze” del fiume che in certe fenomenologie ci ricorda la sua vitalità e potenza. Ma le responsabilità vanno ricercate nell’azione umana di chi continua a considerare il fiume un soggetto da occupare, rapinare, isolare, avvelenare. Così gli alvei nel tempo sono stati sottoposti ad interventi di una cosiddetta funzionalità idraulica massicci e strumentali per il reperimento di materiale litoide per l’attività edilizia. Le sponde sono tate spogliate da tutte le vegetazioni ripariali ed occupate dalle più diverse attività umane, comprese le aziende ad alto rischio. Le aree golenali, importantissime e da proteggere, sono state cementificate manovrando sui piani regolatori. Tutto il reticolo di smaltimento delle acque meteoriche abbandonato a se stesso e senza alcuna manutenzione. Il sistema delle piccole chiuse di valenza storica distrutto e le dighe usate senza alcun rispetto per la loro azione di prevenzione ecc… Insomma si è fatto di tutto per togliere al fiume la sua soggettività e la sua importante azione di equilibrio idrogeologico. Non è certo accettabile adesso che per recuperare il malfatto si pensino macro-arginature destinate in questi frangenti a peggiorare la situazione. Invece c’è bisogno di avviare una completa mappatura del territorio per verificare tutte le condizioni di criticità. Vanno studiati progetti mirati di ingegneria naturalistica, pensando anche a soluzioni non invasive di situazioni ormai irrecuperabili che comunque necessitano di adeguate messe in sicurezza quali aree già edificate. C’è bisogno che soprattutto chi amministra il governo del territorio cambi radicalmente atteggiamento e acquisti nuove convinzioni anche culturali, evitando certe posizioni un po’ troppo garantiste e velatamente auto-celebrative partendo dal riconoscimento delle proprie responsabilità.