Home >>
Anche in Umbria una legge elettorale “porcellum”
Anche in Umbria una legge elettorale “porcellum”
Un'occasione perduta per la partecipazione elettorale e le pari opportunità tra generi
E’ ormai evidente che il progressivo stravolgimento del concetto di partecipazione elettorale è lo strumento principale con cui i partiti riescono a trasformare la politica in una spartizione predeterminata di poteri, compiti e spesso anche profitti, relegando la componente civica al ruolo marginale di leggittimatore attraverso il consenso. Una serie di leggi elettorali che, in vario modo, impediscono al cittadino di eleggere e scegliere direttamente i propri rappresentati, ha contribuito a creare un sistema politico autoreferenziale ed autodeterminante al di sopra delle volontà e dei giudizi dei cittadini. Anche in Umbria quella approvata ieri dal Consiglio Regionale è una legge elettorale molto simile, nella sua filosofia, al tanto criticato Porcellum nazionale, con un terzo dei consiglieri di maggioranza più uno (il Presidente) nominati dai partiti in un listino bloccato, senza dare la possibilità agli elettori di esprimersi su quei nomi. La proposta, avanzata dal Partito Democratico e approvata con i voti di Pdl, Prc e Sinistra per l'Umbria, con l'aumento del numero di consiglieri del listino, consentirà l'elezione di persone che non potrebbero essere elette in base alle preferenze raccolte ma che risultano funzionali al sistema consociativo di gestione della cosa pubblica. Il meccanismo maggioritario che garantisce 18 consiglieri alla lista che avrà raggiunto la maggioranza rappresenta di fatto uno sbarramento ad una soglia superiore al 5%, rendendo ancora più improbabile la rappresentatività delle minoranze, non disposte ad alleanze elettorali in cambio di piccoli privilegi secondo le più perverse logiche partitocratiche. Tutto questo in nome della governabilità. Con una legge simile, al di là dello sbarramento, i cittadini si troveranno, cosi come già avviene per il rinnovo del parlamento, a ratificare una scelta fatta da altri, esautorati dalla possibilità di nominare direttamente i propri rappresentanti. Altro punto rispetto al quale esprimiamo il nostro dissenso è quello sulla rappresentanza di genere, che ha portato la stessa presidente della commissione consiliare che ha licenziato il testo approvato oggi a schierarsi contro, dopo la bocciatura dell'emendamento che avrebbe introdotto un correttivo alla penalizzazione pecuniaria prevista per la mancata presenza di almeno un terzo di candidati donne nelle liste. Del resto cosa potevamo aspettarci da un consiglio dove sono presenti solo tre donne su trenta consiglieri?