17/09/2024
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Un viaggio intorno alla Terra
Intervista a Paolo Nespoli, astronauta ESA ingaggiato nella missione del modulo Columbus sulla Stazione Spaziale Internazionale


Alzasse la mano chi non è curioso di scoprire cosa c'è al di là del pianeta Terra. Chi non ha mai sognato la Luna o chi non si è mai travestito da astronauta? I pianeti, le stelle, il cosmo, lo spazio: siamo quasi tutti un po' incuriositi e allo stesso tempo affascinati da questa incredibile realtà che circonda il nostro caro e delicato pianeta. Per questo non abbiamo potuto evitare l'opportunità di fare qualche domanda a Paolo Nespoli, membro di uno dei corpi di astronauti dell'ESA (European Space Agency) che ha svolto un ruolo importante nella storia della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Portando sul petto il simbolo della nostra bandiera tricolore, tra il 2007 e il 2008 è stato protagonista insieme ad altri due astronauti ESA, Hans Schlegel e Leopold Eyhats, nella discussa missione Nodo 2 con la quale è stato messo in orbita il Columbus, modulo europeo pressurizzato agganciato alla ISS e realizzato in collaborazione da Alenia Spazio Italia e la tedesca EADS.

Lo abbiamo incontrato al Nemo, il museo scientifico di Amsterdam dove era ospite della conferenza sul ruolo dell'Europa nella ISS. Evento organizzato dall'ESA insieme all'Istituto Italiano di Cultura per i Paesi Bassi, ha visto la partecipazione di più di 200 spettatori tra studenti, ricercatori e ingegneri. Molti di loro italiani, ma anche una viva presenza di internazionalità.


Paolo, fare l'astronauta è stato frutto del caso o una scelta?


Fare l'astronauta era il mio sogno da bambino. Mi ricordo le immagini in bianco e nero di quelle due tutine bianche che saltellavano sulla Luna e mi divertiva e affascinava allo stesso momento. A 25 anni, quando ho lasciato l'esercito, mi sono ritrovato a pensare alla strada che stavo percorrendo e a cosa in realtà avrei voluto intraprendere. Per capire quale direzione volessi dare al mio futuro mi sono chiesto: “Ma, qual era il mio sogno?”- e la risposta è stata proprio “Fare l'astronauta!”. Ci sono voluti quindici anni per integrare la mia preparazione e solo dopo il terzo concorso sono riuscito ad entrare a far parte del team ESA. Spesso mi piace scherzare su questo dicendo che probabilmente è più facile riuscire a fare il ministro che l'astronauta!”


Dopo lo scoppio dello shuttle nel 2003 le missioni spaziali sono forse viste con un po' di terrore e sfiducia allo stesso tempo dagli “abitanti della Terra”. Tu cosa pensi a riguardo? 


Le ricerche di ingegneria aerospaziale hanno prodotto benefici tangibili per la popolazione terrestre. Secondo alcune valutazioni, è stato stabilito che il beneficio economico indiretto, fatto dalla commercializzazione delle tecnologie sviluppate durante l'esplorazione dello spazio da parte dell'uomo, dal 1961 ad oggi, ha fruttato più di sette volte l'investimento iniziale. Sono stati fatti passi da gigante e anche grazie a queste ricerche ci è stato permesso di capire e conoscere molto di più il nostro pianeta.”


C'è mai stata un'esperienza negativa nelle tue avventure “spaziali”? Vorresti raccontarcela?


Nello spazio non ci sono esperienze negative perché ogni esperienza è una novità. Certo, ricordo bene il mio primo ritorno dallo spazio... su una cosa non ci avevano addestrato: il ritorno sulla Terra. Il mio corpo quella volta si è ribellato alla gravità, ed è stata per me una reazione inaspettata. Ho avuto nausea per 15 giorni. Era il 2007. Ricordo che addirittura non riuscivo a tenere i piedi per terra. E' stata una sorpresa, una reazione diversa da quella che mi aspettavo, ma non la definirei un'esperienza negativa. Molti mi chiedono se avessi paura di intraprendere quella missione...”


E avevi paura?


Io guardavo la terra da lassù e mi sentivo responsabile della mia missione come rappresentante del mio Paese, non avevo né ansia né paura. L'unica preoccupazione che poteva portarmi agitazione era la coscienza di quello che manovravo, era la consapevolezza della missione dell'equipaggio.”


Com'è la Terra dallo spazio? E come consideri il tuo pianeta quando sei in missione nello spazio? 


Effettivamente la Terra dall'alto appare un po' come un cartone animato. Andare nello spazio è stupendo anche per questo: si vedono i colori bellissimi dei Caraibi, dell'Australia. Ho visto tutto il mondo in 243 giri, da un'ottica spaziale si intende... L'Italia riesco a vederla per soli 15 secondi ogni volta e provo invidia per quelli che sono lì a godersi questo pianeta mentre noi astronauti siamo in quel momento in un ambiente sterile, ma ugualmente affascinante. E' dall'orbita puoi ammirare la Terra in tutta la sua bellezza ma, soprattutto, hai la possibilità di vedere con i tuoi occhi quanto essa sia delicata rispetto agli altri pianeti: l'atmosfera è così fine, ci distinguiamo per questo del resto! Pensare alla fragilità del nostro pianeta dovrebbe far crescere in noi una matura ambientale. Dobbiamo, e non dico dovremmo, pensare a valorizzare questa bellezza conoscendola e prendendoci cura di quella che è... la nostra casa.”


Quando poi torni a casa trovi la tua esperienza da astronauta facilmente condivisibile?


In aereo mi capita di dialogare spesso con gli altri passeggeri e di solito mi presento come ingegnere. Quando poi durante la discussione racconto quello che effettivamente faccio nella mia vita la gente è sempre interessata. Si, ho sempre trovato un ritorno, probabilmente perché quasi tutti sono pronti a sognare. Andando nello spazio ho riconosciuto di aver realizzato un sogno, e mi piace condividerlo con gli altri. Poi torno dalla mia famiglia, in Brianza, e lì sembra che nulla sia mai cambiato, come se non fossi mai andato così tanto lontano. Dallo spazio, in quei quindici secondi in cui vedo l'Italia, mi tornano in mente i sapori, gli odori, ma soprattutto la gente. L'umanità è sicuramente la più grande delle scoperte. E quando ho voglia di sentire la voce dei miei cari, chiamo dallo spazio. Si, è possibile, e mi è anche capitato di lasciare un messaggio in segreteria telefonica: “Sto chiamando dallo spazio e tu non sei in casa!”

Provo ammirazione e invidia, e penso che prima o poi riuscirò a godermi quei 365 giorni che mi spettano di vacanza per godermi fino in fondo la terra.”


Cosa consigli agli studenti che lavorano affinché possano anche loro realizzare il sogno per il quale stanno sgobbando?


Sicuramente di continuare a sognare e, ovviamente, di continuare a lavorare con tenacia. Se pensiamo che 30 anni l'aviazione era qualcosa per ricchi.. Oggi ci sono migliaia di piloti al mondo e nel 1961 erano solamente in due a sventolare quella bandiera sulla Luna. Si stanno svolgendo moltissime e diverse ricerche, dalla costruzione di veicoli allo studio di piani per alberghi spaziali. Tra qualche anno venderanno lune di miele nello spazio! Ma allo stesso tempo, di studiare per migliorare, di salvaguardare e ammirare il pianeta in cui viviamo, e di goderselo. Prima o poi riuscirò anche io a godermi quei 365 giorni che mi spettano di vacanza per godermi fino in fondo il mio pianeta!”





Per sapere di più




La corsa allo spazio


Fin dagli albori della storia lo spazio, con la sua immensità e i suoi misteri, ha affascinato l’umanità la quale ha cercato di comprenderlo a fondo tramite strumenti sempre più sofisticati, dal telescopio galileiano fino al satellite per l’osservazione dello spazio profondo Hubble. L’esplorazione spaziale vera e propria ebbe un’evoluzione incredibilmente veloce e vivace durante la Guerra Fredda, un ulteriore sfida a livello geopolitico tra Unione Sovietica e Stati Uniti: fu la cosìddetta “Corsa allo spazio”.

Dopo il più che famoso allunaggio da parte della missione Apollo 11 nel luglio del 1969 le due superpotenze iniziarono a sviluppare i loro programmi spaziali in direzioni diverse: gli americani iniziarono a ricercare un mezzo di trasporto riutilizzabile e a basso costo (che portò alla costruzione di una seria di Space Shuttle) mentre i russi si spinsero verso la creazione di stazioni spaziali per poter prolungare la permanenza dei suoi cosmonauti nello spazio.

La prima stazione spaziale fu messa in orbita nell’aprile del 1971 dall’Unione Sovietica, questa stazione (denominata Salyut 1) aveva una lunghezza di 13 metri e permise ai cosmonauti della Sojuz 11 una permanenza di 24 giorni nello spazio; gli americani alla serie Salyut risposero con gli enormi Skylab (erano circa tre volte e mezzo le Salyut essendo derivate da una sezione del vettore Saturn V) che permisero svariati record di permanenza degli astronauti americani. La competizione quindi fece diventare la serie Salyut un’incredibile palestra per i cosmonauti e per gli ingegneri russi che continuarono a lanciare in orbita versioni sempre più avanzate fino all’inizio della costruzione in orbita della stazione spaziale Mir.

La stazione spaziale Mir fu costruita tra il 1986 ed il 1996 ed è stata la prima stazione spaziale costantemente abitata messa in orbita (i progetti precedenti, sia americani che russi, non prevedevano una permanenza continuata). Con i suoi 15 anni di operatività ha permesso a scienziati ed ingegneri di capire e risolvere numerose problematiche legate alla permanenza prolungata dei un essere umano nello spazio e ha permesso di portare a termine esperimenti altrimenti impossibili sulla Terra. Come succede spesso per le nuove tecnologie anche la stazione Mir iniziò a diventare obsoleta e costosa da mantenere, nacque così il progetto della Stazione Spaziale Internazionale (o ISS dall’inglese International Space Station).

La Stazione Spaziale Internazionale

La ISS è un progetto congiunto di cinque agenzie spaziali: la NASA (Stati Uniti), l’RKA (Russia),  la JAXA (Giappone), la CSA (Canada) e l’ESA (Europa). La ISS è il progetto più costoso fino ad ora intrapreso essendo stimato un costo di circa 160 miliardi di dollari per la costruzione ed ill mantenimento per una trentina di anni; questo ha ovviamente generato molte critiche nel panorama politico internazionale.

Una volta completata, la gigantesca architettura orbitale (ancorata ad una lunga trave orizzontale, alle cui estremità sono collocati i due grandi gruppi di pannelli solari, e ad un traliccio verticale) sarà costituita da moduli abitabili, alcuni con funzioni di laboratorio, altri di alloggio per l’equipaggio, altri ancora di servizio e per la logistica. La spina dorsale della stazione è costituita da tre unità dette Nodi i quali sono elementi di interconnessione tra i diversi moduli e punti d’attracco per i due elementi di rientro in caso di emergenza. L’assemblaggio della struttura è sviluppato attraverso numerose missioni con vettori (Shuttle, Soyuz, etc.) che, lanciati dalla Terra, trasportano i moduli, nell’orbita prevista, a un’altitudine media di 350 km dal nostro pianeta.

Una volta completata la stazione peserà all’incirca 450 tonnellate e permetterà la sopravvivenza di sette astronauti in 1200 metri cubici di spazio pressurizzato;

Il ruolo dell'Europa nella ISS

Attraverso l’ESA l’Europa è responsabile di due elementi vitali della stazione: il laboratorio europeo Columbus e l’ATV (acronimo inglese per veicolo di trasporto automatico). Il laboratorio europeo Columbus rappresenta una sostanziale fetta delle capacità di ricerca scientifica della stazione e permette lo studio della vita nello spazio, del comportamento dei materiali e lo studio della fluidodinamica in microgravità; l’ATV invece è un veicolo di rifornimento portato in orbita dal vettore Arianne-5 e permette di portare nello spazio fino a 7,7 tonnellate tra provviste per l’equipaggio, strumentazione scientifica e propellente per la stazione. L’ATV una volta collegato alla stazione utilizza i suoi motori per contrastare l’effetto del così detto attrito atmosferico che altrimenti rischierebbe di danneggiare se non distruggere la stazione stessa.

L’Europa in effetti ha contribuito alla costruzione della maggior parte delle sezioni della stazione basti pensare che l’ESA ha costruito due dei tre nodi che uniscono i moduli della stazione oltre a una lunga serie di strumenti di vitale importanza all’interno della stazione.

Ad oggi (2009) la ISS consiste di dieci moduli pressurizzati e di una struttura a capriate completamente integrata; nei prossimi anni sono previste numerose altre missioni per trasportare gli ultimi moduli tra i quali l’avveniristico modulo Cupola il quale permetterà, attraverso le sue 7 ampie finestre di poter seguire con maggior sicurezza le operazioni all’esterno della stazione (oltre che fornire algi astronauti un’incredibile vista del nostro pianeta). Questo modulo e stato interamente progettato e costruito dalla società italiana Thales Alenia Space (con sede a Torino) la quale è impegnata nella progettazione e costruzione di moduli spaziali pressurizzati da trent’anni. Oggi, il suo contributo industriale alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale è di primo piano in termini quantitativi, secondo solamente alla statunitense Boeing.

Il contributo dell'Italia per l'ingegneria spaziale


Thales Alenia Space Italia ha sviluppato per l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) i tre moduli logistici MPLM per il trasporto, tra la Terra e la Stazione, di carichi scientifici, rifornimenti e materiali; per l’Agenzia Spaziale Europea e l’ASI ha sviluppato i Nodi 2 e 3, moduli di interconnessione tra i vari elementi pressurizzati; la già citata Cupola (ESA) e il laboratorio scientifico Columbus (ESA), dove gli astronauti-ricercatori europei effettueranno esperimenti e ricerche in microgravità. Inoltre, sempre su commissione dell’ESA, Thales Alenia Space Italia ha già consegnato la prima unità del veicolo logistico ATV, denominata Jules Verne, per il rifornimento di propellente, aria e acqua.

L’Italia quindi oltre a collaborare a livello organizzativo ed economico attraverso l’ESA (di cui è uno dei paesi fondatori assieme a Francia, Germania, Regno Unito, Belgio e Olanda e uno dei tre principali finanziatori) collabora attivamente anche sotto l’aspetto tecnologico attraverso Thales Alenia Space ed Avio S.P.A. la quale sta portando a compimento la costruzione di un nuovo vettore interamente europeo, il Vega. L’Italia assieme all’Europa quindi è uno dei paesi che contribuisce più attivamente alla costruzione e al mantenimento della Stazione Spaziale Internazionale.




Marzia Papagna e Carlo Ghisi

Inserito giovedì 5 novembre 2009


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Commenti

Nome: Paulina Reizi
Commento: Dear Sir/Madam, Congratulations for your article. I would like to ask for permission to use the photo of this article in ESA. If yes, could you please tell me the information to include (credits) when I use it? I am looking forward to your prompt relpy. Thanks in advance. Kind regards, Paulina Signore/Signora, Congratulazioni per il vostro articolo. Vorrei chiedere permesso utilizzare la foto di questo articolo nel ESA. Se sì, poteste prego dirmi le informazioni di includere (accreditamenti) quando le uso? Sto osservando in avanti alla vostra risposta rapida. Ringraziamenti in anticipo. Cordiali saluti, Paulina (Risposta: Gent.ma Signora Paulina, Lei può riprendere liberamente la foto o parti dell'articolo che Le interessa, purché citi la fonte (il giornale La Tramontana) e gli autori (Marzia Papagna e Carlo Ghisi). Cordiali saluti, Renzo Zuccherini

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