Racconti Artigiani: Ubaldo Calistroni
Seconda puntata
Racconti Artigiani:
Ubaldo Calistroni
Il Garage Europa
Quando decisi di prendere in affitto
l’autorimessa in via XX Settembre sapevo delle difficoltà che
avrei incontrato: si trattava di un locale vuoto, senza auto.
Non potevo appoggiarmi a nessun altro
se non a me stesso, ma contavo sulla crescente diffusione delle
automobili e sulle potenzialità di sviluppo dell'intero settore dei
trasporti. Oggi posso dire che quell'esperienza rappresentò un giro
di boa nella mia vita professionale, segnando la fine di
un'esperienza da lavoratore dipendente e l'inizio di una carriera da
imprenditore-artigiano.
Il mio ruolo professionale cambiò
totalmente e sulle mie spalle, per la prima volta, gravarono le
responsabilità di un’intera azienda: un’attività da rilanciare,
delle auto da comprare, dei dipendenti da assumere e innumerevoli
investimenti necessari alla gestione del garage.
Inizialmente decisi di concentrarmi sul
rapporto con gli abitanti della zona. Il nome del garage rimase
quello di “Europa” e i clienti furono, nei primi tempi, i
residenti di via XX Settembre. L’autorimessa rimaneva aperta anche
di notte e, per coprire i turni, presi due persone a lavorare con me:
il 'Piccolo' che mi aveva seguito dopo l’esperienza al Garage
Galleria, e un ragazzino di Marsciano, Luciano Patoia, che avevo
portato con me affinché imparasse il mestiere. All'epoca non era
raro trovare nelle botteghe artigiane dei ragazzini che, finita la
scuola, si impegnavano nei lavori manuali. Così successe anche con
il piccolo Luciano che, terminata la scuola dell'obbligo, si trasferì
a Perugia e iniziò a lavorare con me in via XX Settembre.
Quando Luciano arrivò al Garage
Europa, nel 1960, aveva appena undici anni. Inizialmente aveva il
compito di lavare le macchine. Quando cominciò a spostare le auto
all'interno del garage non aveva ancora la patente e per questo
motivo era spesso il capro espiatorio dei piccoli danni. Ricordo che
una volta un nostro cliente, il dottor Pietro Pellicano (all'epoca
direttore del Consorzio agrario di Perugia) venne da me infuriato per
una vistosa rigatura sulla fiancata della sua macchina attribuendone
la colpa al mio inesperto apprendista. Io inizialmente credetti che
la colpa fosse veramente di Luciano, in fondo mi era già capitato di
trovarmi davanti a qualche sua 'ragazzata' e il tutto si era sempre
risolto con un sonoro rimprovero e le sue scuse. Ma in
quell'occasione Luciano fu particolarmente insistente nel sostenere
che lui non c'entrava nulla con quel danno, tanto da mettere in
dubbio la versione del dottor Pellicano. Così attraversai subito la
strada, andai verso il bar di fronte al garage e mi avvicinai al
muretto accanto al quale di solito parcheggiava il dottor Pellicano.
Lì, su una fioriera bianca, trovai le tracce di vernice che
discolpavano il ragazzino. Dopo il lavaggio e i parcheggi, per
Luciano arrivarono i turni notturni. Presa la patente, nel 1968,
iniziò da subito a lavorare come autista. Dopo aver imparato il
mestiere si mise a lavorare in via Mario Angeloni e ora è un
professionista meccanico.
Subito dopo aver avviato l'attività di
via XX Settembre, iniziai a stringere i rapporti con l’allora
Presidente della Provincia di Perugia, Umberto Pagliacci. Fui io a
rivolgermi a lui. Sapevo che i geometri della Provincia erano
costretti a spostarsi spesso per seguire i lavori di costruzione
delle nuove strade provinciali. Chiesi quindi al presidente Pagliacci
se aveva bisogno di noleggiare delle vetture con autista per gli
spostamenti dei tecnici ed ebbi da lui una risposta positiva.
Inizialmente ero io stesso a fare l’autista. Successivamente, con
l'aumento delle richieste, mi feci aiutare dai dipendenti del garage.
Presto acquistai la fiducia non solo dei miei clienti, ma anche dei
fornitori. Tra questi il rivenditore perugino Augusto Gelsomini,
proprietario della concessionaria Fiat, al quale mi rivolsi fin dai
primi anni Sessanta per l'acquisto delle prime auto necessarie per il
servizio noleggio.
Cominciai con quattro vetture, tutte
Fiat 124. Appena mi resi conto che il servizio noleggio era
particolarmente redditizio decisi di incrementarlo acquistando delle
altre vetture. Mi rivolsi nuovamente alla concessionaria di
Gelsomini, grazie al quale, visto il rapporto di fiducia che si era
instaurato, potei comprare una decina di automobili ricorrendo a
pagamenti dilazionati, ma senza firmare cambiali. Gelsomini sapeva
benissimo che la mia azienda era ancora in una fase di rilancio e
che, consentendomi il pagamento a rate senza cambiali rischiava anche
lui, ma per mia fortuna si fidò di me. Fu così che in pochi anni
arrivai a possedere dodici macchine e ad assumere ben dodici autisti.
Le automobili, di marca Fiat, erano
tutte blu. Mentre la scelta della marca fu dovuta alla mia solida
amicizia con Gelsomini, quella del colore 'istituzionale' fu
obbligata dal fatto che all'epoca il mio principale cliente era la
Provincia di Perugia. Nel 1973 decisi di comprare una nuova auto, la
Fiat 130 , detta 'ammiraglia'.
Per l'acquisto mi rivolsi di nuovo al
signor Gelsomini il quale, dato che si trattava di una macchina
appena uscita e di grande lusso, mi chiese di poter organizzare per
l’occasione una consegna ufficiale, da tenersi durante
l'inaugurazione del suo nuovo autosalone Fiat, in via della Pallotta.
Fu un evento importante per l'intera
città di Perugia, al quale assistettero anche dei dirigenti Fiat
venuti apposta da Torino. Conservo ancora gelosamente quell'auto. A
volte la metto in moto per evitare che le pause troppo lunghe dovute
al mancato funzionamento rovinino il motore, ma non la utilizzo.
La Fiat 130 rappresentava il fiore
all'occhiello del mio parco macchine. La utilizzavo solo nelle
occasioni più importanti ed era per lo più riservata ai presidenti
della Regione e della Provincia.
Gli ingegneri erano invece serviti con
la Fiat 125 mentre i geometri viaggiavano con la Fiat 124. Questa
gerarchia era dovuta al diverso utilizzo che si doveva fare del
mezzo: quelli dei presidenti della Regione e dalla Provincia erano
per lo più viaggi di rappresentanza lungo strade principali o
cittadine. I geometri invece si spostavano per lavorare nei numerosi
cantieri stradali del perugino: durante quei viaggi le auto
percorrevano tratti non asfaltati e si sporcavano facilmente di
polvere e fango tanto che era necessario pulirle, sia dentro che
fuori, dopo ogni trasferta.
Nel 1970, il proprietario del Garage
Europa mi disse che aveva bisogno del locale.
Quella notizia portò ad un cambiamento
decisivo nella mia vita professionale, perché fui costretto
nuovamente a guardarmi intorno per cercare una strada alternativa a
quella che stavo percorrendo.
Foto - Da sinistra: Ubaldo Calistroni e
Cesare Andreoli
Emma Spinelli
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