Come muore un teatro
L’unica cosa sicura è che oggi come mai il futuro del Pavone appare alquanto nebuloso
Fu nel 1717 che sessanta nobili cittadini di Perugia decisero di associarsi con lo scopo di fondare un teatro: nasceva così il Pavone. 292 anni dopo, questo importante luogo, situato nel cuore della nostra città, rischia la chiusura. Che il centro storico stesse morendo era da tempo sotto gli occhi di tutti. A tenerlo in vita solamente universitari e impiegati comunali. Tuttavia uno dei poli culturali finora sopravvissuto alle intemperie economiche ed alla scarsità di afflusso cittadino si reggeva ancora in piedi, grazie alla sua attività cinematografica e alle possibili funzioni a cui si poteva destinare. Infatti il Pavone restava una delle piccole isole indipendenti del centro storico ( assieme al Turreno ed allo Zenith) che, grazie all’esperienza dei Cinegatti, proiettava gioiellini cinematografici snobbati dalla grande distribuzione. Chiaramente è difficile resistere alla concorrenza delle grandi catene di esercizio hollywoodiane che offrono blockbuster ed esperienze cinematografiche all-inclusive a costi contenuti. Quest’anno quindi la sala cesserà la sua attività perché i Cinegatti (coloro che la curavano) se ne sono andati e l’Accademia del Pavone non ha ancora deciso chi la gestirà. Le offerte sul tavolo non sono poche, ma purtroppo nessuna è in grado di soddisfare l’aspetto propriamente economico. Un’offerta è pervenuta anche dal “cioccolataro” Eugenio Guarducci, il quale ha proposto di affittare il teatro per promuovere la sua manifestazione. Chiaramente ad un prezzo scontato (si è infatti lamentato che l’affitto del teatro negli scorsi anni era nettamente troppo elevato per le sue povere tasche...). In termini culturali, lo storico teatro passerebbe dunque dall’ospitare manifestazioni di grandi livello, all’essere cornice di una tra le più odiate kermesse perugine. Stando alle dichiarazioni della presidente dell’Accademia del Pavone, Nives Tei, il teatro è invece sulla via del rinnovamento. Pare infatti che il Consiglio d’amministrazione si stia organizzando per dare un nuovo volto al Pavone: l’idea sarebbe di farlo diventare un “centro di fermento culturale, un luogo di aggregazione che faccia da sfondo alla storia cittadina, un cuore pulsante che sappia rappresentare l’identità di Perugia, ma che al tempo stesso sappia guardare al futuro”. Queste le parole proferite dalla presidente. Parole che dicono tutto e niente. Un altro progetto di rilancio proviene dall’assessore provinciale alle attività culturali, Donatella Porzi, la quale propone un piano triennale che ha come obiettivo quello di creare una serie di iniziative che focalizzano la loro attenzione sul periodo storico tra fine Settecento e fine Ottocento. Questo progetto coinvolgerebbe anche altre istituzioni come l’Accademia di belle arti, il Conservatorio, l’Università per la ricerca e il Teatro stabile. Per ora non c’è nulla di certo. L’unica cosa sicura è che oggi come mai il futuro del Pavone appare alquanto nebuloso.