Home >>
Mercato coperto: demolirlo, senza sostituirlo con altrettanto cemento
Mercato coperto: demolirlo, senza sostituirlo con altrettanto cemento
Ci vorrebbe coraggio a rinunciare all’ennesima colata di cemento
Demolire l’attuale mercato coperto nel cuore dell’acropoli, senza sostituirlo con altrettanto cemento. Ora che arrivano sollecitazioni anche da importanti ambienti istituzionali e culturali, a dimostrazione che l’acropoli perugina rappresenta un patrimonio comune a tutti gli estimatori, non solo ai suoi residenti e amministratori, possiamo dire che avevamo ragione a chiedere un concorso internazionale. Proprio perché riguardava uno scorcio così importante per l’immagine della nostra città, tanto importante che la stazione del minimetrò poco distante e presente sullo stesso quadro prospettico, è stata affidata ad un architetto di fama internazionale. Ma concorso non c’è stato, anzi in nome della cronica mancanza di fondi si è ricorsi al project financing concedendo così, oltre alle scelte economiche anche quelle architettoniche agli interessi della privata utilità. Le scelte architettoniche, si sa, fanno parte del bello e brutto della città, la caratterizzano, arricchiscono o impoveriscono, sono l’habitat urbano in cui si muovono, vivono e si identificano i cittadini. L’orizzonte più prossimo che, anche inconsapevolmente, costituisce il metro su cui misurare tutte le altre realtà urbane e perfino la propria idea di uomini che si riconosce poi nella socialità. Allora riscoprire letteralmente la Perugia antica nella facciata est del palazzo del Capitano del Popolo, quello della città che i turisti vengono a visitare, liberandola da sovrapposizioni non più sostenibili, né ristrutturabili, e magari progettare una piazza su cui affacciano la attività commerciali presenti ora dentro il mercato coperto, porterebbe all’operazione un concreto valore aggiunto. Una piazza, non più solo una terrazza, da cui guardare il panorama verso est lasciando visibile quella facciata a caratterizzare la vista della città. Una piazza da fruire a piedi completamente, dove sedersi, dove oziare, dove incontrarsi, con la città alle spalle e il panorama davanti, collegata in quota con tutti gli sbocchi verso il centro. Così potrebbe prendere senso perfino quel comma d) dell’articolo 3 della legge 12/08 sui centri storici “l'eliminazione delle opere o edifici incongrui rispetto al contesto storico architettonico e paesaggistico”. Ma per farlo serve coraggio perché occorre ritornare su una decisione già presa con la fretta di spartire un pezzo di acropoli e senza la cura di affidare a un concorso internazionale la competizione per ricavarne l’idea migliore per la città.
4 Settembre 2009 Presidente del Circolo Legambiente di Perugia