14/08/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Perugia – Dublino. Due capitali della cultura a confronto su mobilità, ambiente e uso del territorio
Pensando allo stato della mobilità pubblica e privata di Perugia invito i nostri amministratori a dare un’occhiata alle altre città europee: Dublino, ad esempio, che è una città simile alla nostra per tradizione universitaria e per densità abitativa. Storicamente i dublinesi hanno rinunciato a costruire la città “in altezza” disseminando il territorio di una miriade di case e casette ciascuna col proprio giardino. Dublino è una città “diffusa” nel territorio proprio come la nostra Perugia, che ha visto migrare i residenti dall’acropoli medievale verso la periferia in cerca di un angolo verde, lontano dal traffico, favorendo così una dispersione abitativa notevole, tra le più alte in Italia.

Come Perugia anche Dublino ha molti centri di attrazione sparsi nel territorio: un “mega ospedale”, una aeroporto, la fabbrica della birra Guinnes, l’università Trinity College, un porto commerciale e uno turistico, un centro storico preso d’assalto da turisti, la costa marittima con zone balneari ecc. Centri che provocano lo spostamento quotidiano di enormi masse di cittadini. Ciò nonostante Dublino non è soffocata dal traffico, non ci sono nemmeno “rotonde”, lo assicuro perché ci sono stato di recente. Com’è possibile questo miracolo? Semplice: l’uso dell’auto privata è scoraggiato e allo stesso tempo il mezzo pubblico è efficace.


A Dublino non ci sono mega parcheggi, bensì immensi parchi. Le strade sono dotate tutte di una ampia zona pedonale, i semafori agli incroci regolano auto e pedoni. A Dublino non sorgono ipermercati in zone isolate, ma è facile imbattersi in tanti piccoli esercizi commerciali posti dove la gente vive. Dublino è solcata da una rete ferroviaria che svolge le funzioni di una metropolitana con stazioni frequenti e tempi d’attesa di circa 20 minuti tra un treno e l’altro. Dove non arriva il treno c’è un tram modernissimo e, infine, una miriade di autobus a due piani attraversano la città in lungo e in largo, con tempi d’attesa tra una corsa e l’altra di circa 10 minuti, sia di giorno che di notte, in centro come in periferia. Autobus, treni, tram colmi di passeggeri a tutte le ore: chi deve attraversare la città deve solo preoccuparsi di quali linee prendere, senza pensare ad orari e coincidenze perché i tempi di attesa sono comunque brevi: questa è la mobilità pubblica a Dublino.

 

 

I vantaggi di questo modello sono ovvi: la città è disseminata di aree verdi, i cittadini possono contare su spostamenti rapidi a tutte le ore, l’inquinamento atmosferico è ridotto, le persone possono intrattenere relazioni sociali mentre si spostano: in una parola Dublino è una “città salubre”.


Il confronto con Perugia è desolante. La nostra è una città pensata esclusivamente per lo spostamento in automobile: parcheggi, rotonde, nodo... ne sono la prova. I nuovi centri di interesse vengono posti in zone remote e isolate, raggiungibili solo in auto, e ciascuno col suo mega parcheggio. Emblematico il caso del recente “Borgonovo”: centro ricreativo dotato di ampio parcheggio la cui fermata autobus più vicina si trova a circa 300 metri, senza pensilina, illuminazione e marciapiede. Nonostante la recente ristrutturazione la rete di autobus è disorganica e poco capillare, i passaggi poco frequenti. Chi vuole usare il mezzo pubblico deve progettare il viaggio “a tavolino”, consultando orari e coincidenze se non vuole rischiare attese estenuanti spesso senza riparo. Questo fa si che i mezzi pubblici cittadini viaggiano per lo più semivuoti, frequentati unicamente da chi ha una buona dose di fegato o da chi non ne può fare a meno, cioè persone sprovviste di auto come extracomunitari, anziani, studenti.


Il tracciato ferroviario della provincia di Perugia risale al 1911: parlare di raddoppio della linea sembrerebbe pura follia visto i pochi passeggeri che usano il treno (forse perché i convogli sono lenti e poco frequenti?). Risultato: i tanti pendolari dell’asse ferroviario Città di Castello - Perugia e di quello Foligno - Perugia vanno e vengono in auto, intasando il tratto della superstrada tra Collestrada - Ponte San Giovanni – Perugia – Corciano e motivando così il fatidico “nodo di Perugia”.

Non da ultimo c’è da sottolineare lo stato, spesso pietoso quando addirittura inesistente, dei marciapiedi e degli attraversamenti pedonali nonché l’assenza totale di piste ciclabili nelle numerose periferie pianeggianti ove risiede, è bene ricordarlo, l’80% della popolazione perugina.


Il caso del recente ingorgo da 30 km nel nuovissimo “passante di Mestre”, un tracciato autostradale che doveva snellire il traffico insistente sulla omonima tangenziale, è emblematico e dovrebbe far riflettere la giunta del comune di Perugia sull’opportunità di perseverare testardamente nella realizzazione del cosiddetto “nodo di Perugia”, un’opera simile al “passante” per struttura, intenzioni progettuali e costi ma con gravi ricadute paesaggistico-ambientali, viste le zone di pregio che dovrebbe attraversare.

L’imperativo categorico che ne motiva la realizzazione pare sia quello di collegare l’ospedale Santa Maria della Misericordia alla città e alla regione. Tuttavia appare triste e umiliante, per una città che fa della bellezza storico-paesaggistica e ambientale il suo volano economico, affermare che una colata di asfalto sia l’unica soluzione possibile.


Le alternative all’auto privata ci sono e molte città europee l’hanno capito e messo in pratica. E’ una questione di scelte politiche.


A cosa pensava il sindaco Boccali quando in campagna elettorale affermava “I nostri figli hanno il diritto di poter godere dell’aria, dell’acqua e di un ambiente pulito, e noi abbiamo il dovere di preservare quelle risorse nella forma più intatta possibile”?

Quale modello di città aveva in mente l’assessore all’ambiente Lorena Pesaresi quando ha votato “si” al nodo nel corso della prima giunta dopo le elezioni? Sarebbe davvero interessante saperlo dato che “ha coltivato da sempre un particolare interesse politico e culturale verso le questioni ambientali” e che nel 2003 è stata tra i fondatori dell’Associazione “Sinistra Ecologista”. Strane idee ecologiste le sue...

Come mai in quella prima seduta la giunta non ha colto al volo il “ripensamento” dell’assessore alla mobilità Roberto Ciccone il quale, da bravo gastroenterologo, ha subodorato il rischio di indigestione che l’ingozzata di asfalto e cemento del nodo causerà a Perugia?


Ho la sensazione che l’amministrazione della nostra città è stata affidata ancora una volta a politici che interpretano il risultato elettorale come un mandato in bianco, il che non sarebbe male se cercassero di onorare le promesse fatti in campagna elettorale, riempendosi la bocca di tante belle parole.

Ma questi politici probabilmente hanno altre priorità: appalti e cantieri, un andazzo al quale molti italiani sono tristemente rassegnati. Non tutti per fortuna.



Roberto Pellegrino

Inserito mercoledì 5 agosto 2009


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