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Ingorgo di 30 chilometri sul Passante di Mestre: è il futuro del Nodo di Perugia?
Ingorgo di 30 chilometri sul Passante di Mestre: è il futuro del Nodo di Perugia?
Un'opera faraonica che ha aumentato il volume del traffico privato; nessun intervento sulle ferrovie
E' stato il primo test del famoso passante di Mestre, un'opera folle che non ha tenuto conto dei più basilari concetti di viabilità moderna: quelli legati allo studio, complicatissimo, dei flussi di traffico. Doveva servire a decongestionare il traffico intorno al Nodo di Venezia, ed invece ha attirato tutto il traffico privato, collassando. Il motivo viene indicato nel famoso imbuto: dopo il Passante, l'autostrada si restringe da tre a due corsie. Allora bisognerà fare un altro tratto a tre corsie, e (avendo creato un nuovo imbuto) così via all'infinito? La soluzione, lo ripetiamo ancora una volta, non è nel facilitare il traffico privato, ma nell'offrire ai viaggiatori più possibilità: in pratica, nel rendere moderna e attrattiva la rete ferroviaria. Ma in Italia (e in Umbria) si continua a pensare alle autostrade metre la rete ferroviaria è rimasta quella del dopoguerra. Ma invece di introdurre qua e là pezzi di Tav, è necessario un piano complessivo che riesca ad ammodernare le nostre ferrovie. Intanto, quanto è successo intorno al nodo di Mestre fa venire in mente il nostrano progetto di Nodo di Perugia: pensato per snellire il traffico a sud della città (mentre le linee ferroviarie restano ai livelli del 1911), dopo aver devastato un territorio pregiato, finirà certo anch'esso per rivelarsi una trappola per automobilisti. Siamo ancora in tempo: riflettiamoci bene.