Finché Paolo Conte o qualche altro dio...
Umbria Jazz 1 – Viaggio critico e semiserio tra le vie della musica e dell'acropoli perugina
È il festival delle contraddizioni, quelle della vita e dell'arte, per intenderci. Del patinato fighettume tardo-post-alternativo e del piscio rovesciato a barili sulle mura dell'acropoli, povera piccola Augusta Perusia. Dei concerti gratuiti all'aperto “belli bellissimi e tutti i giorni uguali” e dell'esclusivo salotto buono dell'Arena Santa Giuliana in cui – ma è la cattiveria di qualcuno in fila all'ingresso a bisbigliarlo tra i denti - “nella platea entrano tutti con il pass, e gli unici a pagare sono gli sfigati della tribuna”. Ma è anche il festival dei Grandi per tutti, dei concertini per puristi nei locali e delle jam fino alle prime luci dell'alba, che scopri come in una caccia al tesoro quando pensi che ormai sia ora di tornare a casa. Luci e ombre? Più le prime o le seconde? Difficile dirlo, tanto più oggi che è ben difficile non prendere posizione senza vedersi schierati nell'esercito dei “pro” e dei “contro” qualsiasi cosa “a priori”. Così, e sarà anche per il primo caldo di stagione, decidiamo di viverla come viene, questa Umbria Jazz, magari giusto un po' smaliziati, senza cedere al cliché magnifico e progressivo dell'atmosfera unica e al mito fondativo dell'evoluzione (dal free, inteso anche come gratis, degli anni dei sacchi a pelo lungo corso Vannucci, al pop più o meno plastificato che innerva la “formula” di oggi). Così il primo giorno non ci perdiamo Paolo Conte, che nonostante il freddo e l'umidità ci snocciola un concertino bello bello, didascalico quanto basta a rendere tutti partecipi e contiano quanto basta a farti sentire che sì, tu sì che l'hai capito il “jèz”, e sei tra i pochi eletti. Molti i pezzi dell'ultimo disco, quasi tutti i classici, suonati e cantati come al solito con calda ruvidità, cos'altro chiedere? E così il sabato, portandoci a mente la playlist del maestro astigiano preferiamo gettarci nella movida perugina (sì, come no, ci manca solo Vespa) e qui viene qualche dubbio. Ad esempio: perché alternare tutti i giorni gli stessi artisti (tranne qualche rarissima eccezione) per i concerti gratuiti in piazza? Due: perché confinare i bagni pubblici solo all'estremità di corso Vannucci, dietro i giardini Carducci? Sì perché il problema è sempre lo stesso: quando sono ormai le 4, scendi per via dei Priori e, al locale aperto lungo la strada ti dicono con scarsa ironia british che “il bagno è chiuso” (tradotto: se non bevi qui perché ci devi venire a svuotarti?). Beh, a quel punto ci vuole tutto il senso civico che si ha per cercare un altro bel locale aperto con toilette questa volta accessibile. E così viene il sospetto che, così a spanne, una buona fetta dei tanti consumatori iperattivi visti in quelle ore in centro non avranno avuto la tempra morale del narratore (eh, va beh, si fa per dire), e si saranno arresi contro le pareti storiche del centro. Povera piccola Augusta Perusia, dicevamo. Allora torna la domanda di prima con una considerazione cattivella: il giovine d'oggi e il turista van bene quando spendono, e più bevono e più spendono, ma sono nemici del commercio quando pretendono di usare la toilette? Non sarà mica un comportamento un po' ipocrita (ma dalle parti nostre si dice anche “paraculo”)? Per fortuna ci salva la musica, la grande musica, che frequenta l'anima (rieccolo zio Paolo) e raramente le toilettes. Domenica si torna al pienone dell'Arena per i Simply Red e nei prossimi giorni nell'agendina segniamo diversi appuntamenti da non mancare, per arrivare al sommo finale con James Taylor (sabato 18) e B.B.King (domenica 19). Poi sarà la volta dei bilanci, di chi dirà grande successo e di chi dirà grande casino. E poi si ripartirà, forse in qualche direzione o forse per non andare da nessuna parte (ma la crisi del Pistoia Blues deve far riflettere). Si penserà alla musica (buona e meno buona), alla festa (sana e meno sana) e a come combinare tutto con solidità economica, pianificazioni, strategie di marketing territoriale eccetera eccetera, per non perdere l'anima ma neanche il portafogli, staremo a vedere. Intanto si rientra come da una brutta sbornia, a volte, in questi giorni. E si finisce a pensare che quando sarà tutto finito, chissà, forse ci si ritroverà come gli amanti “giocatori d'azzardo” di Conte, a ripensare che quello che è stato si trattava di amore, e non sapevamo quanto. Il programma completo della manifestazione è nel sito www.umbriajazz.com
Filippo Costantini
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