In Umbria in questi giorni tutte e tutti commercialisti a fare i conti sulla sanità e sull'ammontare del debito che la ex Presidente Tesei - specialista in buffi -- ha lasciato.

Ma la sanità è un argomento complesso e quando si deve ripianare un debito non si possono fare i conti come si farebbe in famiglia rinunciando a cambiare l'auto o a una vacanza.

Per il semplice motivo che non ci si può fermare con l'innovazione sanitaria che va avanti velocissima. E se, per esempio, rinunci a dotarti di una costosa apparecchiatura di nuova generazione di fatto incentivi il turismo sanitario e l'aumento del deficit perché in regioni vicine hanno quello che tu non hai.

Ecco che allora se si chiedono soldi ai cittadini che pagano le tasse bisogna farlo con il massimo dell'equità possibile, fare quello che hanno detto di voler fare riducendo gli stipendi dei Consiglieri regionali che non risolve il problema finanziario ma ha un valore etico fondamentale.

Soprattutto dotarsi di un Piano sanitario regionale che tenga conto che l'Umbria ha solo 900mila abitanti e in una regione così piccola è assurdo avere due aziende ospedaliere: ne basta una con due sedi e un solo vertice perché di un direttore generale e di due gestioni se ne può fare a meno, ma di eccellenze, coordinamento ed efficienza no.

Che non è accettabile tenere aperti Centri Salute solo fino alle una, come succede a Perugia in via XIV Settembre, mentre unificandone alcuni si garantirebbe un servizio più esteso nell'orario, più efficiente e, quindi, più vicino a cittadine e cittadini.

Così come non ha senso avere troppi ospedali che poi vivacchiano finché dura. Con il risultato che sono gli stessi abitanti del posto, che magari protestano per  mantenerli, a non farli funzionare come dovrebbero cercando per i loro bisogni luoghi distanti, spesso fuori Regione, per risolverli.