I borgaroli
Lo spettacolo di Graziano Vinti
'Credo che ridare cittadinanza alla complessità del nostro cadere e cercare l'equilibrio - complessità fatta di resistenze, cedimenti, leve, spinte, scivolamenti, salti - possa arricchire il nostro modo di stare al mondo e in relazione' Antonella Cuppari - Poeticamente lavora l'operatore sociale - Animazione Sociale - n.5/2024-373
Poeticamente lavora l'attore sul suo corpo e si fa attraversare, muscoli e nervi, dalla luce e dal buio delle storie. Sabato scorso a Collestrada, ho visto l'ultimo lavoro teatrale del mio caro Graziano, 'I borgaroli', la messa in scena - un attore che abita tutti i personaggi e una fisarmonica, quella di Claudio Ridolfi che tutto accompagna - dei dolori profondi di una famiglia perugina di inizio novecento, la povertà, la malattia, la lotta, la violenza, poche speranze prima di morire. Gli spettacoli di Graziano sono per me una sfida perché gli voglio un bene profondo e nutro per lui una grande stima e soffro a ogni passo per la sensibilità che ci accomuna. Soffro perché lotto, temendone il potere vincolante, con ogni forma di radice, con la lingua dialettale che mi mette in crisi perché è un richiamo a un sofferto passato, spinta alla fuga e al voler essere altro, al non voler certezze e basi troppo salde. Io lo ringrazio Graziano perché mi sfida, perché ci crede, perché è determinato e appassionato, perché cerca. E trova. E mi fa ritrovare e perdere ogni volta, mi mette in crisi, mi fa cadere, mi fa agitare. Mi fa pensare che diversità è ricchezza e che tutto, se l'intenzione è buona e apre, ci aiuta a crescere, a essere, a divenire. Anche se la lingua dialettale è scivolosa e la città l'ho sempre temuta e fuggita spesso. Faticando a dirla mia, faticando a possedere anche me stesso. Grazie per l'onestà e l'intensità, per portarci sempre nel flusso.
I Borgaroli Di e con Graziano Vinti Claudio Ridolfi alla fisarmonica
Giannermete Romani
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