A Gaza ancora non entrano gli aiuti
L’ospedale Nasser a Gaza rischia di essere sopraffatto dal numero di pazienti feriti. Bambini a terra e flebo appese sui muri con i chiodi
Nel Sud di Gaza i bombardamenti non si fermano. A Khan Younis, le forze armate israeliane hanno imposto un ordine di evacuazione la scorsa settimana per circa 250.000 persone. Anche l’European Gaza Hospital è stato evacuato in via precauzionale. I pazienti sono stati trasferiti nell’unico ospedale ancora funzionante nel Sud della Striscia, l’ospedale Nasser, dove i reparti sono sovraffollati e il nostro team sta usando le scorte mediche di emergenza per curare i feriti. Oltre all’afflusso di nuovi pazienti, l’ospedale di Nasser è anche alle prese con la scarsità di carburante. Le persone rischiano di non poter più ricevere cure salvavita.
L’ospedale Nasser a Gaza rischia di essere sopraffatto dal numero di pazienti feriti. Dopo la chiusura dell’European Gaza Hospital a causa dei nuovi ordini di evacuazione, resta l’ultima grande struttura sanitaria nel sud di Gaza ma da gestire ci sono la carenza di forniture e il sovraffollamento che rischiano di farlo collassare.
Bambini a terra e flebo appese sui muri con i chiodi. Il team MSF presente al Nasser sta riscontrando un’acuta carenza di forniture mediche, con il rischio che i pazienti si ritrovino senza un’assistenza sanitaria.
Il numero dei pazienti che arriva all’ospedale Nasser aumenta ogni giorno, portando tutti i reparti a lavorare al di sopra della capacità di posti letto e costringendo il nostro team a usare le scorte mediche di emergenza.
Il reparto pediatrico ha una capacità di 56 posti letto, ma il 3 luglio lo staff ha ricevuto circa 100 pazienti. Anche il reparto di ortopedia è in difficoltà: negli ultimi giorni è raddoppiato il numero di pazienti.
"Abbiamo bambini sdraiati sul pavimento. Non ci sono più materassi, né letti. I pazienti sono sdraiati su coperte nei corridoi o seduti sulle scale. Abbiamo attaccato dei chiodi sui muri per poter appendere le flebo e i farmaci da somministrare ai pazienti, ma è una situazione molto difficile e le équipe mediche sono esauste”.
Cristina Roldán infermiera di MSF a Gaza
Medici Senza Frontiere
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